Editoriale

Scienza e fede possono collaborare per il bene comune

La pandemia che ci affligge mostra che la fede e la scienza possono stare insieme e devono lavorare l’una accanto all’altra, offrendo sollievo ai mali spirituali e corporali che ci turbano. L’ecumenismo ha la possibilità e il dovere di uscire rafforzato da una così grave emergenza sanitaria e sociale. Chiudendosi nella loro solitudine esistenziale, gli uomini e le donne di oggi si chiedono: ma che valore può avere la nostra preghiera davanti alle tante divisioni che strappano l’unica tunica di Cristo? Per poter capire e accettare chi è Colui che ci visita e al quale rivolgiamo la preghiera, ciascuno di noi deve preparare il suo cuore alla a conversione di tutto il nostro essere, aprendoci alla preghiera comune all’unico Signore e all’accoglienza dei fratelli e delle sorelle bisognosi di aiuto.

Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ha offerto a tutti noi cristiani, appartenenti a varie Chiese, un importante spunto di meditazione. E cioè: “In oriente abbiamo visto apparire la sua stella e siamo venuti qui per onorarlo” (Matteo 2, 2). La nascita di Cristo, si apre ad una dimensione cosmica e universale. L’Incarnazione di Cristo e la Sua entrata nello spazio e nel tempo diventano l’occasione in cui angeli e uomini si uniscono in un’unica lode, gli abitanti di Betlemme si abbracciano con i Magi che provengono dal lontano oriente e tutti insieme offrono i loro i doni al Grande Visitatore.

Sin dall’inizio della sua presenza sulla terra, Cristo apre le porte della fede a tutte le nazioni, invitandole ad adorare il Dio che si è fatto bambino per la nostra salvezza. Uomini di scienza, i Re Magi, obbediscono alla sua chiamata non contrapponendo la loro scienza alla loro fede. Sono molto lontani dalle nostre dispute che oppongono scienza e fede, creando due sfere dell’esperienza umana contrapposte o diversificate tra di loro, perché, forse, abbiamo dimenticato che l’una può diventare un valido aiuto e sostegno per l’altra e insieme collaborare per il bene comune. La stella conduce i Magi dall’oriente a Betlemme. Da un oriente così lontano e così vicino, allora come anche oggi. L’oriente descrive quella vasta area geografica che, agli occhi dell’uomo di oggi, da terra di fascino e sapienza è divenuta sinonimo di luoghi martoriati, ormai teatro di sofferenze, conflitti e guerre.

Oggi l’oriente diventa la culla dove nasce l’Ecumenismo del Martirio. È quella terra che produce martiri che illuminano con i loro bagliori di luce il cielo spirituale dell’intera Chiesa di Cristo. È quella terra che porta alla nostra attenzione l’esempio di una fede viva che riesce a superare le differenze che dividono Cristo, unico fondamento della nostra fede. Tutti noi credenti in Cristo siamo invitati a pregare per la così tanto desiderata, ma così lacerata nei secoli, unità visibile della Chiesa.

mons. Michele Pennisi

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