Editoriale

Come il risultato del referendum riaprirà il dialogo tra maggioranza e opposizione

Da più parti ci si chiede se questa tornata elettorale e l’esito referendario avrà ricadute sul governo. Così non sembra. Intanto perché l’unico vero appuntamento nazionale ha riguardato un referendum, pur costituzionale, quindi di grande rilievo, che però non ha registrato posizioni omogenee nella maggioranza e nella opposizione. Certamente i 5stelle sono gli artefici della scelta di ridurre i parlamentari. La Lega e Fratelli d’Italia si sono accodati anche un po’ per tattica. Il Pd, senza convinzione, ha detto di votare “sì” soltanto perché alleato al governo con i 5stelle.

PD e 5S sono strutturalmente diversi, il primo è comunque radicato sul territorio, possiede una cultura politica tradizionale e per gran parte ha votato no al referendum, nonostante le dichiarazioni di maniera legate all’attuale patto coi 5stelle. Comunque sia, l’esito del referendum, che a detta di tutte le parti politiche lascia in eredità una riforma parziale e incompiuta, riaprirà un dialogo istituzionale all’interno dell’attuale maggioranza e con le opposizioni.

Sul piano delle elezioni regionali, il rischio per il governo di un “cinque a uno” per il centrodestra è stato scongiurato e, dunque, l’esecutivo del premier Conte tirerà avanti salvo che una nuova ondata di Covid non incrementi la crisi economica. In quel caso una figura come quella di Draghi sembra la più autorevole, con un impegno globale delle forze politiche anche per la sua successiva elezione al Quirinale. Certamente emerge una presenza maggiore del centrodestra sul territorio nazionale, ma il sostanziale pareggio in termini di regioni vinte lascia prevedere che anche da questo esito non si produrranno stravolgimenti sul piano nazionale.

Ci sono territori importanti, anche produttivamente, dove Lega e Fratelli d’Italia hanno ottenuto un importante successo, penso al Veneto, alla Liguria, alle Marche e, comunque, la Toscana, pur persa. Va segnalata invece la tenuta del centrosinistra nelle altre regioni. Sebbene questa spaccatura non aiuti a spegnere totalmente la campagna elettorale, tuttavia un dialogo si troverà per un’agenda di governo davvero molto fitta: dalla legge di bilancio ai piani nazionali di resilienza per l’accesso al recovery fund da mandare alla Commissione europea nel 2021. Per forza di cose il governo dovrà dialogare maggiormente con le forze dell’opposizione in nome dell’interesse nazionale per la ripartenza economica.

In termini politici, un centrodestra unito al voto ha dimostrato maggiore coesione e omogeneità delle altre parti politiche. Ma è emerso anche che la caratura dei candidati al governo delle regioni possono arricchire o svilire il consenso delle forze politiche che li hanno appoggiati. Si tratta di un messaggio di speranza che valorizza la credibilità dei candidati rispetto alle alchimie talvolta artificiose delle alleanze politiche.

 

Alberto Gambino – Comitato scientifico Fondazione De Gasperi – Prorettore Università Europea di Roma

Alberto Gambino

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