Il rialzo dei tassi e lo scudo contro lo spread della Bce

È da tempo che la Federal Reserve, la Banca Centrale degli Stati Uniti d’America, aveva deciso di aumentare i tassi d’interesse dopo un lunghissimo periodo di costi del denaro praticamente nulli. Era facile prevedere che anche in Europa ci sarebbe stato un allineamento alle decisioni d’oltre oceano, conoscendo le regole scritte e non scritte della finanza. Si veniva dalla crisi finanziaria originata proprio negli States, e le banche centrali occidentali inaugurarono l’immissione nel mercato di grandi quantitativi di denaro a tassi zero, per stimolare investimenti e consumi in grado di ridare al più presto tono all’economia. D’altronde questo è il compito degli istituti centrali di credito: se si prospettano difficoltà economiche, si devono far circolare grandi masse finanziarie a basso costo per stimolare nuove attività economiche d’impresa e maggiore interesse dei consumatori a spendere; quando l’economia accelera, i tassi d’interesse devono risalire per frenare una sicura impennata dell’inflazione.

Proprio giorni fa, Christine Lagarde dopo qualche tentennamento, ha annunciato i rialzi in Europa, stretta tra i paesi del nord che hanno richiesto a gran voce il rialzo, e quelli del sud indebitati, Italia in prima fila, per il mantenimento dello status quo. Al solo parlarne, subito i paesi indebitati, in testa l’Italia, hanno lamentato la impossibilità certa di far fronte al costo maggiore del debito che li avrebbe messo di fronte a ostacoli insormontabili. Ed intanto l’Italia stava già giungendo alla quota rossa di 250 di spread, che si è arrestata indietreggiando sulla soglia di 210 ed oltre al solo annuncio di Lagarde di uno scudo anti spread per i paesi indebitati, che le borse hanno salutato con un forte rialzo.

Sembra di capire che lo scudo da allestire per indebolire le speculazioni ai danni dell’Italia e di altri, significhi che i quantitativi di denaro necessari per far fronte all’aumento degli acquisti del debito, potranno essere garantite direttamente dalla Banca Centrale Europea ai livelli dei costi precedenti. Le regolazioni tecniche dovranno essere decise a breve, ma credo che si possa dire che una soluzione si troverà. Naturalmente i paesi europei virtuosi vorranno delle garanzie precise per il nostro comportamento futuro, datosi che in qualche modo l’espediente “scudo” lo pagano loro formiche a garanzia delle cicale che oggettivamente siamo noi. Le formiche ci chiederanno ancora una volta quelle riforme che spesso facciamo finta di fare, e ci chiederanno di assottigliare il debito.

Ormai lo hanno imparato: in luogo di usare i risparmi degli interessi risparmiati per destinarli alla riduzione del debito pubblico, si preferisce sprecarli nella continua campagna elettorale italiana, per ogni bonus che viene in mente a certa politica e per decidere provvedimenti come il reddito di cittadinanza che distribuisce soldi senza lavorare e senza formarsi. A questo proposito, mi infastidiscono ancora le affermazioni di sdegno di certi politici, che qualche giorno fa hanno inveito senza alcun pudore contro l’Europa per i tassi in rialzo, mentre loro, del debito pubblico ingiustificabile, hanno fatto la loro bandiera e sperperato risorse importanti per ridurre i costi del debito e per investire davvero per lo sviluppo.