Dialogare con gli imprenditori, in particolare quelli del Nord, non è cosa semplice. Stregarli è ancor più difficile. Del resto gli associati di Assolombarda, la componente più forte – sotto tutti i punti di vista – di Confindustria, partono da un assunto molto chiaro: la Lombardia, in valori economici, vale quanto uno stato europeo. E, forte di questi numeri si aspettano di essere trattati come tali, ovvero un entità sovrana all’interno del Paese. Con tutto questo si è trovata a fare i conti la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ospite d’onore dell’assemblea annuale dell’associazione di categoria, nel corso della quale il dialogo fra governo e imprenditori ha provato a trovare una sintesi. Ovviamente il Pnrr è stato il tema centrale dell’intervento della premier. Una toccata e fuga a Milano per illustrare il lavoro fatto fin qui al governo, di cui va “fiera”, e sulle sfide da affrontare.
“So che questi risultati si devono al vostro lavoro”, dice l’inquilina di Palazzo Chigi. Lo fa dopo aver sottolineato che l’economia italiana “è in crescita oltre le aspettative e superiore alla media europea” e che “la stima di previsione al rialzo del Pil è al +1,2% nel 2023”. Insomma, “stiamo dimostrando un’affidabilità maggiore rispetto al resto dell’Eurozona”. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è al centro del dibattito politico e la premier si toglie qualche sassolino dalle scarpe. “Mi dispiace – dice – che anche il Pnrr in Italia sia diventato terreno di scontro e che ci sia qualcuno che tifa perché si fallisca come se non fosse interesse di tutti riuscire, ma quei soldi li metteremo a terra costi quel che costi. Faremo tutto quello che va fatto e metteremo tutti ai remi”. E ancora: “Il Piano non l’ha scritto o negoziato questo governo, ha bisogno di correttivi e di un grande impegno” da parte di tutti gli attori coinvolti. In gioco, a suo dire, “non c’è il governo ma la modernizzazione dell’Italia e la sua credibilità internazionale”. La Meloni riceve più di un applauso dalla platea degli industriali lombardi, seppur non troppo calorosi, riuniti negli spazi di Camozzi Group a Milano. Le aspettative degli imprenditori del Nord, evidentemente, sono superiori alle indicazioni offerte alla platea della premier. In prima fila ci sono i big, da Fedele Confalonieri a Emma Marcegaglia, passando per Diana Bracco, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, e il numero uno di Assolombarda, Alessandro Spada. In platea, tra gli altri, il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e la capogruppo al Senato di Forza Italia, Licia Ronzulli. Non mancano le istituzioni locali con il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e il governatore, Attilio Fontana.
L’umore dell’assise cambia quando la premier affonda il colpo sul Patto di stabilità e crescita. “Siamo impegnati sulla riforma” in modo tale da “privilegiare di più la crescita, senza cui è difficile garantire la stabilità”. Quindi, Meloni annuncia che il governo varerà “a breve un vero e proprio Chips act italiano”, segnalando che “la politica sui semiconduttori si inserisce in un piano più ampio che è volto a rendere l’Italia competitiva in settori ad alto contenuto tecnologico”. E poi parla dell’impegno “su un decreto imballaggi, perché non ha molto senso aver spinto negli anni sul tema del riciclo e oggi voler colpire chi è diventato un’avanguardia” su questo fronte. D’altronde, la transizione ecologica è una delle questioni sul tavolo. “È indispensabile – rimarca – ma va fatta con criterio. Non possiamo smantellare la nostra economia e il nostro Paese. Quello che ci differenzia rispetto a un ambientalismo un po’ miope è l’approccio pragmatico”.
Le polemiche non mancano. E la presidente del Consiglio sbotta: “Non comprendo il tentativo di sminuire i risultati della nostra nazione, che purtroppo è abbastanza congenito nella nostra mentalità. Questo atteggiamento è autodistruttivo, ci penalizza, ci indebolisce e va combattuto. Il mio compito è spezzare questa narrazione”. Poi, nell’ultimo passaggio del suo discorso, Meloni si rivolge ancora agli imprenditori: “Possiamo e dobbiamo lavorare insieme, probabilmente non sempre saremo d’accordo. Su una cosa la vediamo allo stesso modo: questa nazione si può salvare, può ancora stupire. Siamo sempre l’Italia, saremo sempre la nave più bella del mondo”. Ma, ribadisce, bisogna “remare nella stessa direzione”. Solo che gli imprenditori del Nord remano già da molto tempo e ora vorrebbero tirar su la rete, raccogliendo il frutti del loro lavoro. Il momento non è facile, ma non si può certo perdere il treno ora. Ma se fra Giorgia e Assolombarda sarà amore lo scopriremo poi. Nel frattempo c’è da registrare il significativo passaggio di testimone fra quello che era il punto di riferimento degli industriali lombardi, ovvero Silvio Berlusconi, citato da Spada, e l’attuale premier, pronta raccoglierne le sfide. E’ su questo, forse, che si gioca la storia d’amore, e affari, fra le parti in campo.
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