Una legge che spinge l’Italia al livello delle legislazioni più “mortifere” del mondo

Il dibattitto sulla nuova legge sul fine vita, che apre al suicidio assistito, si è aperto ieri in una Camera dei deputati semi deserta. Il testo unico, la cui discussione proseguirà nel 2022, è stato licenziato dalla Commissione affari sociali e giustizia il 9 dicembre scorso e già scontenta tutti, sia lo schieramento per la libertà di scelta, che giudica il testo annacquato perché riconosce il diritto all’obiezione di coscienza dei medici, sia quello pro life che reputa la legge completamente irricevibile in quanto apre all’eutanasia attiva con pochissimi paletti all’accesso a questa pratica.

Per inquadrare l’iniziativa legislativa va detto che questa è stata richiesta dalla Corte Costituzionale, dopo che la stessa consulta due anni fa riguardo al processo Cappato-dj Fabo sentenziò la non punibilità dell’aiuto al suicidio alla presenza di alcune circostanze che ricalcavano quel caso. Con l’assoluzione di Marco Cappato venne dichiarata anche la parziale illegittimità costituzionale dell’articolo 580 del Codice penale che punisce l’istigazione e aiuto al suicidio. In pratica il massimo organismo giurisprudenziale italiano ha stabilito che può sottrarsi dalla perseguibilità chi aiuta una persona maggiorenne, capace di intendere, affetta da patologia grave e irreversibile, con sofferenze insopportabili. Queste sono state le coordinate date al Parlamento. Nel frattempo la pressione sulla politica è arrivata anche dal referendum sul suicidio assistito, che ha raccolto oltre un milione di firme e sulla cui ammissibilità si pronuncerà la Corte Costituzionale il prossimo gennaio.

In entrambi i casi di tratta di spinte che inclinano ulteriormente il piano della disponibilità della vita, con possibili derive che porterebbero l’Italia a livello dei Paesi con le legislazioni più “mortifere” del mondo e dove le pratiche eutanasiche sono diventate tra le prime cause di morte. Bisogna tenere presente infatti che in Italia è già in vigore il testamento biologico, approvato nel 2017, che consente di rifiutare l’idratazione, l’alimentazione, la rianimazione e altri tipi di trattamenti vitali. Le nuove iniziative legislative mirano ad introdurre l’eutanasia attiva anche a malati che non sono in una fase terminale della vita.

Il testo unico a firma del deputato Bazoli è stato “ammorbidito” introducendo l’obbligo delle cure palliative e che siano presenti sia la sofferenza fisica sia quella psichica (nella prima bozza bastava una delle due condizioni) come prerequisiti per accedere al trattamento eutanasico. Tuttavia restano molte incognite non di poco conto sull’effettiva applicabilità della legge. Non viene specificato se la malattia oltre ad essere irreversibile deve anche essere accompagnata da una prognosi infausta. Tutti i parlamentari dovrebbero chiedersi cosa accadrebbe se l’accesso al suicidio di stato fosse consentito anche a chi non è nella fase terminale della propria vita ma è affetto da una patologia cronica. Disabili gravi ma stabilizzati potrebbero farne richiesta? E questo cosa comporterebbe in termini di abbandono terapeutico da parte delle strutture pubbliche che avrebbero tutto da guadagnare nell’eliminazione di migliaia di anziani e disabili improduttivi? La risposta è facilmente intuibile guardando il Belgio, l’Olanda e Il Canada dove la legalizzazione dell’eutanasia ha portato all’incremento esponenziale delle persone sole e fragili che hanno scelto la strada del suicidio assistito.

Il testo approdato alla Camera prevede che tutti i soggetti che hanno i requisiti possano fare richiesta alla propria Asl. Si apre quindi anche il tema della logistica della procedura medica. Dove e come saranno allestite queste camere della morte? E’ immaginabile che negli ospedali sarà allestito un apposito reparto alla stregua della terapia intensiva? Chi provocherebbe di fatto la fine queste vite? Questioni tecniche di non poco conto che potrebbero rendere il nostro Paese un luogo molto più brutale rispetto a quello che conosciamo oggi.

Ad ogni modo la politica resta divisa, tutto il centro-destra si è dichiarato contrario mentre il centro sinistra sarebbe pronto a votare il testo, ad esclusione di qualche singolo parlamentare. La legge di stabilità prima e l’elezione del presidente della Repubblica potrebbero portare il ddl su un binario morto. Nel frattempo il Paese reale chiede più attenzione per i fragili e per le famiglie dei malati, un’iniezione letale non ci salverà dalla sofferenza.