I recenti disastri idrogeologici hanno messo il dito sulla piaga dell’incuria e della miopia umana. Anni di licenze edilizie date su terreni dov’era rischioso costruire, sanatorie concesse solo per fare cassa, lavori di messa in sicurezza regolarmente rinviati per investire risorse altrove. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: frane, devastazioni, morti e incalcolabili danni economici.
Un vizio tutto italiano, si potrebbe dire, visto che in altre nazioni ciò non accade. Sbagliato: il malcostume di far finta che la natura non esista, non abbia le sue regole e non sia alla lunga immensamente più potente dell’uomo è purtroppo globale. Ne dà conto l’ultimo rapporto del Gruppo Onu di esperti sul clima (Ipcc) che ha calcolato come la concentrazione di gas serra (quelli per intenderci derivanti dalle emissioni delle fabbriche, delle auto e dei prodotti che rilasciano sostanze capaci di accumularsi nell’atmosfera) abbiano raggiunto i più alti livelli da 800mila anni a oggi.
Certo, lo sviluppo industriale ha contribuito in maniera sostanziale a questo cambiamento; è ovvio che le emissioni del 1400 non fossero neanche paragonabili a quelle attuali. Il punto è che al progresso tecnologico non ha corrisposto una crescita culturale di rispetto dell’ambiente, che avrebbe invece dovuto accompagnarla.
A ben guardare il problema dell’uomo è sempre lo stesso: mette il dio denaro al primo posto, in suo nome effettua scelte sbagliate, alcune volte persino consapevolmente; e soprattutto pensa di poter dominare l’universo, quasi ne fosse lui il creatore. Ma così non è, e alla fine chi paga le conseguenze di questa impostazione scellerata è sempre il genere umano, nelle sue nuove generazioni.
Le frane sono cronaca di oggi, le inondazioni potrebbero esserlo di domani. L’effetto serra dal 1880 al 2012 ha fatto crescere la temperatura del pianeta di +0,85 gradi centigradi. Senza adeguate contromisure, nel 2050 dovremo fare i conti con lo scioglimento progressivo dei ghiacciai, il cambiamento climatico e l’innalzamento degli oceani. Non è catastrofismo, è scienza. E se in questo caso la condanna dell’idea di onnipotenza dell’uomo vede accomunati scienza e fede forse sarà davvero il caso di iniziare a riflettere.
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