Dopo l’autorizzazione dell’Aifa e della Commissione europea, in Italia è possibile vaccinare i ragazzi dai 12 anni in su con il siero anti-covid prodotto dalla Pfizer. Un altro passo importante della campagna vaccinale, anche se stiamo parlando di una categoria di popolazione che non è particolarmente esposta al coronavirus, anche se può trasportare la malattia e rischiare di contagiare le persone più anziane.
Aumentando il numero delle persone che possono ricevere il vaccino è di fondamentale importanza che l’Italia inizia a produrre autonomamente i vaccini. Non si possono affrontare le emergenze senza le attrezzature adatte. L’industria dei vaccini è sicuramente strategica e va realizzata, come quella delle mascherine, dei ventilatori, tutti materiali fondamentali.
L’Italia è assolutamente in grado di sviluppare queste industrie. Abbiamo avuto l’esperienza della Sclavo e del Sieroterapico milanese, costruite per produrre vaccini. Abbiamo una storia di produzione di vaccini che è lunghissima e ci permette di affrontare questo tema con abilità, con grande capacità, con personale che ha lavorato negli istituti vaccinogeni nel mondo. Ci vogliono degli investimenti, senza soldi non si fa niente. Che lo Stato investa in un istituto vaccinogeno e che lo mantenga all’onor del mondo, aggiornato, con personale all’altezza è di fondamentale importanza. E’ necessario avere una visione e fare investimenti intelligenti soprattutto nel campo della salute, cosa che per anni non è avvenuta.
Il fulcro del discorso è investire, non riguarda o meno se sospendere i brevetti. Io sono contrario a questa idea. L’industria investe moltissimo per realizzare questi vaccini, soprattutto quelli di ultimo tipo. Gli investimenti devono avere un ritorno e la mancanza di questo, non può essere scaricato sull’industria. Se uno Stato vuol fare beneficenza ben venga, ma non può farlo a discapito di un’azienda. L’industria produce i vaccini a un prezzo equo che l’Aifa può determinare, però quel prezzo serve a compensare le spese che ha dovuto sostenere per raggiungere quel traguardo. Non si può obbligare una ditta a sospendere o abolire un brevetto: si rischierebbe che in futuro, l’azienda possa decidere di non investire nella ricerca di un vaccino o di un farmaco. E’ una politica demagogica assurda.
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