Il superamento della debolezza digitale: una priorità per l’Italia

L’interazione tra uomo e macchina è divenuta strettissima nel periodo della pandemia, l’uso massiccio del digitale ha consentito ai popoli di tutto il mondo di sperimentare una dimensione di nuova normalità. Una immedesimazione quasi assoluta con la tecnologia ha reso possibile l’esercizio dei diritti fondamentali, ridotti ai minimi termini nella vita reale dal confinamento imposto dal Covid. Il primo pilastro del Piano di Ripresa e Resilienza si fonda proprio sulla digitalizzazione con una quota di progetti dedicata del 27 per cento e si inserisce nel quadro di una ampia politica di ammodernamento del Paese. L’Italia si pone al 25° posto in Europa come livello di digitalizzazione, sia per la limitatezza di competenze digitale, sia per la bassa adozione di tecnologie avanzate, come le tecnologie cloud. Il superamento della debolezza digitale costituisce una priorità per l’Italia.

L’emergenza sanitaria ha reso ancora più evidenti i vantaggi derivanti dall’utilizzo dei sistemi di Intelligenza Artificiale. Nel settore medico, in particolare, l’applicazione dell’I.A. contribuisce in maniera decisiva a migliorare le prestazioni sanitarie. Dalla diagnostica precoce tramite una app sullo Smart phon, allo svolgimento di complessi interventi chirurgici anche a distanza, grazie a un Robot che utilizza protocolli standard. Nella incessante evoluzione tecnica la macchina apprende autonomamente e con rapidità, affiancando le attività umane.

L’impatto positivo degli algoritmi riguarda praticamente ogni settore sociale, spaziando dal comparto auto, con i veicoli a guida automatica, a quello della sicurezza, alle decisioni giudiziarie, ai servizi pubblici. Better life Index è un sistema algoritmico capace di misurare, attraverso alcuni indicatori, la felicità delle singole nazioni. Il Benessere interno lordo si basa su indici come sostenibilità ambientale, promozione della cultura, pratiche di buon governo.

L’Ocse definisce l’I.A. come la quarta rivoluzione industriale capace di migliorare la vita delle organizzazioni collettive. La giurisprudenza amministrativa italiana ha, in diverse occasioni, ribadito come anche la pubblica amministrazione debba poter sfruttare le rilevanti potenzialità della c.d. rivoluzione digitale.

Il procedimento di formazione della decisione amministrativa affidato ad un software, nel quale vengono immessi una serie di dati, è particolarmente utile con riferimento a decisioni seriali o standardizzate, in cui è assente ogni apprezzamento discrezionale. La procedura informatica presenta numerosi vantaggi: il notevole risparmio di tempo nello svolgimento delle operazioni procedimentali, l’esclusione di interferenze dovute a negligenza o peggio al dolo del funzionario e la conseguente maggiore garanzia di imparzialità della decisione automatizzata.

Un elevato livello di digitalizzazione, infatti, dell’amministrazione serve a migliorare la qualità dei servizi resi ai cittadini.

Gli algoritmi rappresentano uno strumento per migliorare i processi decisionali. Un meccanismo, quello algoritmo, che promette di correggere storture e imperfezioni dei processi cognitivi messi in atto dall’essere umano. Le decisioni assunte dai robot rispondono a canoni di efficienza e neutralità.

Il nuovo Regolamento europeo sull’intelligenza artificiale elaborato dalla Commissione costituisce una importante tappa nella gestione e nel monitoraggio dei sistemi di I. A. Si tratta di una disciplina flessibile in linea con i tempi della tecnologia, infinitamente più veloci della produzione normativa. Nel primo Considerando si afferma che l’uso degli algoritmi può fornire vantaggi competitivi alle aziende e supportare il raggiungimento di risultati socialmente e ambientalmente vantaggiosi. Ad esempio, nel settore sanitario, agricolo, educativo, delle infrastrutture, dell’energia, della mitigazione ai cambiamenti climatici, della sicurezza. Vengono messi in luce anche i rischi ove se ne faccia un uso improprio. Il quadro giuridico mira a soddisfare un elevato livello di protezione di interessi pubblici e privati; solo in un clima di fiducia, le nuove tecnologie potranno trovare il terreno fertile per il loro sviluppo.

L’algoritmo deve essere conoscibile e comprensibile, occorre, cioè, che la formula tecnica sia corredata da spiegazioni chiare e leggibili per i cittadini. In modo da consentire agli utenti di conoscere le modalità di funzionamento della macchina.

In proposito, il Consiglio di Stato parla della esigenza di mettere in campo una trasparenza rafforzata che deve caratterizzare l’intero meccanismo attraverso il quale si realizza una decisione robotizzata: criteri, presupposti ed esiti del procedimento algoritmico.

L’uso dei dati personali dei soggetti coinvolti deve, comunque, avvenire nel rispetto dei principi di proporzionalità e ragionevolezza. Il Regolamento europeo in materia di dati personali mira a circoscrivere il rischio di trattamenti discriminatori per il soggetto compiuti dall’intelligenza artificiale. In particolare, nell’art. 15 del suddetto regolamento si riconosce il diritto di accesso alle informazioni relative all’esistenza di eventuali decisioni automatizzate in cui il soggetto sia interessato. Il diritto alla conoscenza va esteso alla comprensibilità dei meccanismi utilizzati dai sistemi automatizzati.

Inoltre, il medesimo documento normativo riconosce ad ogni persona il diritto a non essere sottoposto ad una decisione completamente automatizzata, ove, cioè, non sia previsto alcun coinvolgimento umano. Si tratta del principio di non esclusività della decisione algoritmica. Occorre, infatti, che sia sempre individuato il soggetto su cui incombe la responsabilità del risarcimento e della riparazione di eventuali danni causati. In altre parole, è indispensabile la presenza di un centro di imputazione che sia in grado di validare ovvero smentire la decisione fornita dall’algoritmo, ove ne riscontri l’illegittimità.

La normazione del flusso dei dati mira a far osservare la regola di “non discriminazione algoritmica” con una verifica delle notizie su cui si sviluppa il sistema algoritmico. Con particolare attenzione all’uso delle informazioni sul genere, l’etnia, le opinioni politiche, il credo religioso, le convinzioni personali, lo stato di salute e l’orientamento sessuale. In proposito, il considerando n.71 del Regolamento 679/2016 prescrive per il titolare del trattamento l’utilizzazione di procedure matematiche o statistiche appropriate per la profilazione. Ciò al fine di garantire misure adeguate per la sicurezza dei dati personali e minimizzare il rischio di errori.

E’ rimasta famosa la sentenza della Corte Suprema del Wisconsin che ha valutato la potenziale recidività penale di un condannato tramite il sistema Compass, rendendo possibili discriminazioni nei confronti degli afroamericani.

La disciplina dell’Unione, pur vietando la sorveglianza di massa, ammette il riconoscimento facciale ritenuto indispensabile per le indagini da parte della polizia al fine di prevenire attacchi terroristici e gravi fatti di criminalità.

Il legislatore eurounitario è anche molto attento a incentivare lo sviluppo dell’I.A. per provare a colmare il divario evidente con le altre aree del globo che investono ingenti quantità di risorse sull’Intelligenza artificiale.  Anche nell’individuazione delle forme di responsabilità connesse alle nuove intelligenze, il tentativo è di realizzare nello spazio europeo un punto di equilibrio tra tutela dei diritti fondamentali, innovazione tecnologica e potenziamento delle nuove tecnologie robotizzate.

Insomma, il diritto dell’Unione si preoccupa di edificare un assetto democratico e umanocentrico dell’Intelligenza artificiale. Una sorta di terza via tra Usa e Cina, in sintonia con le tradizioni culturali europee. Una sfida non facile per l’Europa che si affaccia nel nuovo mondo della rivoluzione digitale 4.0.