Un invito è sempre fonte di gioia, manifesta la bellezza dell’amicizia, della gratitudine: oggi tutti noi siamo invitati dal Signore, come ogni domenica, a partecipare al banchetto eucaristico, segno del Suo desiderio di vivere insieme a noi. Il profeta Geremia che ascoltiamo nella prima lettura già lo aveva annunciato: “Preparerà il Signore…un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti…”.
Con quale atteggiamento siamo venuti oggi a questa festa? Perché possiamo non soltanto ignorare questo invito ma possiamo anche partecipare a questa festa ma non con il cuore, con gratitudine, perché in realtà preferiamo seguire le nostre vie, in qualche modo veniamo per abitudine ma nei fatti della vita disprezziamo questo invito del Signore, siamo come chi partecipa ad una festa per educazione ma aspetta solo il momento per potersene andare: “Quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero”.
Per questo per partecipare al banchetto che il Signore ha preparato occorre un bel vestito, che però non è nostro, non possiamo acquistarlo: è la veste candida di Cristo, un regalo che il Signore ha preparato insieme al suo invito. Nessuno la può comprare, nessuno se la merita, ma si chiede. Ecco perché si partecipa al banchetto solo con il cuore disposto ad indossarlo, ad essere “rivestiti” della Sua natura: l’umiltà, il perdono, la gratitudine, il desiderio di compiere la Sua volontà.
L’invito di Gesù al banchetto di Nozze è accolto da chi sa di non avere questo abito, che non si sente migliore degli altri, da chi riconosce di avere bisogno di questa mensa, dove splende la Luce di Cristo, da chi ha sperimentato come siano false le “sue sicurezze”: allora sì che potremo dire con Geremia “Ecco il nostro Dio: in Lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza”.
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