L’importanza di lavorare su un’adeguata programmazione legislativa

Il leit motiv che ha ispirato la lettera del Presidente della Repubblica è la crescente attenzione verso l’uso corretto della funzione legislativa. Già nella precedente legislatura il Capo dello Stato aveva indirizzato a Governo e Parlamento due missive con cui richiamava gli organismi politici al rispetto del requisito dell’omogeneità di contenuto dei decreti-legge.

Qualche giorno fa il Presidente Mattarella ha promulgato la legge di conversione del decreto-legge in materia di termini legislativi e ha nuovamente inviato ai Presidenti delle due Camere e al Presidente del Consiglio una lettera con la quale evidenzia la distorsione della pratica parlamentare in materia di decretazione d’urgenza.

Il Capo dello Stato richiama la sentenza della Corte costituzionale n.22 del 2012 in cui si osserva che i c.d. decreti milleproroghe devono rispondere alla ratio unitaria di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini, il cui decorso inciderebbe negativamente su situazioni e interessi di rilievo.

Qualora i provvedimenti attengano ad ambiti materiali molto diversi tra loro e manca l’esigenza regolatoria di carattere temporale, i decreti-legge finiscono per divenire “meri contenitori dei più disparati interventi normativi”. Con il rischio di violazione dei limiti costituzionali all’emendabilità del decreto-legge in sede di conversione. La presenza di norme che non recano proroghe di termini ma provvedono a modifiche sostanziali in un determinato settore si traducono in un abuso della decretazione d’urgenza che da tempo è divenuto lo strumento di gran lunga prevalente di esercizio di normazione. La necessità temporale, dunque, costituisce il presupposto per provvedere tramite il decreto legge. Laddove non ricorra tale requisito – fa notare ancora il Presidente – va seguito il normale iter di produzione legislativa.

Bisogna lavorare sul versante di una adeguata programmazione legislativa e recuperare tempi ragionevoli per l’approvazione delle leggi.

Il carattere confuso e precario della normazione contribuisce a rendere fragili e vulnerabili le istituzioni e indebolisce la capacità del privato di fare impresa, recando un danno d’immagine anche alla amministrazione pubblica percepita, a volte, come una “selva oscura”, all’interno della quale diventa complicato orientarsi. In particolare, le norme inserite, in sede di conversione, sulle proroghe delle concessioni demaniali al 31 dicembre 2024 modificano ulteriormente il quadro normativo già frammentario e disorganico. Tali disposizioni, contrastando con le sentenze del Consiglio di Stato e con il diritto della Ue sulle regole della concorrenza e dei diritti di tutti gli imprenditori coinvolti, si ripercuotono sfavorevolmente anche sugli impegni assunti dall’Italia nel contesto del PNRR.

La lettera non dimentica di avvertire sull’ulteriore rischio che gli enti concedenti potrebbero indire le gare in forza delle decisioni del Consiglio di Stato, mentre i controinteressati potrebbero rivolgersi al giudice amministrativo contro eventuali provvedimenti di proroga delle concessioni, aumentando a dismisura la litigiosità.

Il cittadino, l’imprenditore, il professionista che si rivolge alla pubblica amministrazione per il disbrigo di una pratica deve trovare in essa aiuto e supporto. In altre parole, le istituzioni pubbliche devono generare fiducia e affidabilità, inverando i principi d’imparzialità e buon andamento descritti nell’art. 97. Ciò al fine di ottenere il miglior risultato possibile nell’interesse generale. La trasparenza va declinata anche attraverso un quadro ordinamentale dotato di stabilità e chiarezza, fatto da poche norme, comprensibili e semplici. Da qui l’auspicio rivolto dal Presidente Mattarella all’Esecutivo e alle Camere per ulteriori iniziative di correzione delle norme che si presterebbero a contenziosi e a ulteriore disorientamento nella gestione di un settore tanto delicato quanto strategico.