Il Vangelo come “road map” del pontificato di Francesco. “Vogliamo fargli spazio? A parole sì. Ma concretamente? Magari ci sono degli aspetti della vita che teniamo per noi. Esclusivi. Dei luoghi interiori nei quali abbiamo paura che il Vangelo entri. Dove non vogliamo mettere Dio in mezzo”, ha detto ieri all’Angelus Papa Francesco. Durante il Giubileo straordinario, dedicato alla misericordia, Francesco sintetizzò il significato che deve assumere per la società d’oggi il messaggio evangelico. E lo fece con parole semplici, profonde. E anche in controtendenza rispetto al pensiero corrente. Non c’è spazio per l’indifferenza che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene perché ha paura di perdere qualcosa. Perciò va scacciata ogni tristezza perché Gesù è il vero consolatore del cuore.
Il mondo troppe volte è duro con il peccatore e molle con il peccato. Secondo Francesco c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia. Di ricercare e mettere in pratica la volontà di Dio. La cultura dell’indifferenza finisce non di rado per essere spietata. Perciò lo stile di vita deve essere colmo di pietà. Di empatia. Di compassione. Di misericordia. Cioè di risorse attinte ogni giorno dal pozzo della preghiera. Una visione conciliare e profetica quella di Francesco. Fatta di misericordia e di tenerezza. “Dio è innamorato degli esseri umani. Si fa piccolo per aiutarli a rispondere al suo amore”, sottolinea Jorge Mario Bergoglio.
In tante riflessioni il Papa entra costantemente nelle tragedie che oggi segnano il mondo. Nella dura prova collettiva della pandemia. Nelle violenze terroristiche perpetrate in nome delle religioni. Nei conflitti della terza guerra mondiale combattuta a pezzi. Pace e riconciliazione non possono non venire da un’unità superiore al conflitto. L’indifferenza verso il prossimo e verso il Creato rappresentano per il Pontefice due aspetti della stessa realtà. E l’autentica attenzione alla famiglia umana non può scindersi dalla sollecitudine verso la casa comune e il suo stato di salute. Sono i più deboli a pagare la cultura del consumismo edonistico.
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