I due modi di relazionarsi con le persone

Viviamo in un mondo organizzato secondo lo scambio di favori. Chi vuole funzionare nella società moderna, deve entrare in una rete di vari rapporti in cui si deve sempre dare qualcosa per guadagnare qualcos’altro di nostro interesse. Sembra una cosa normale – partendo dall’educazione in famiglia fino ai rapporti commerciali. Ma, d’altro lato, sappiamo bene che nei rapporti umani non basta solamente il conto di guadagni e di perdite. Ciò che veramente conta tra gli uomini sono i rapporti non stimabili con prezzi e favori. Ne parla direttamente Gesù ribadendo la necessità di perdere la propria vita per guadagnarla in eterno.

Quindi, ci sono due misure, due modi di relazionarsi con le persone. Potrebbero essere definiti uno “commerciale” e l’altro “disinteressato”. Il primo è rappresentato dal circolo continuo e sempre più radicato nella rete dei favori. Le presone sono viste come risorse potenziali di favori: più qualcuno è potente, più persone cercano di relazionarsi con lui. Non importa la qualità umana di questa persona, ma solamente i favori che può offrire. Questa è la logica della prima parabola del Vangelo di oggi: in vari contesti sociali le persone vengono classificate a seconda del loro potenziale di offrire favori. Il primo posto a nozze o a qualsiasi banchetto di solito viene riservato a qualcuno di importante, a cui dobbiamo (o potremmo dovere) molto. La vergogna dell’ultimo posto significa semplicemente che in un gruppo abbiamo una posizione misera. Non significhiamo niente.  Quindi non possiamo offrire molto, allora non possiamo sperare di molti favori. Le configurazioni sociali esprimono proprio queste differenze essenziali tra le persone. Non tutti siamo uguali. E in questa prima parabola Gesù sembra riconoscere questo fatto, Anzi, dà un consiglio su come viverlo senza troppe frustrazioni.

Invece, nella seconda parabola troviamo una proposta che va più avanti. Gesù vuole rompere la logica commerciale dei rapporti umani, dove tutto è motivato da cambi e contraccambi. Propone un investimento diretto nell’eternità.

Qualcuno potrà dire – anche qui si tratta di un cambio! Giusto! Non possiamo fuggire da questa logica “commerciale”. Grazie a S. Anselmo di Canterbury essa è entrata anche nella teologia morale: penitenza, indulgenze, soddisfazione per il male fatto a causa dei peccati dovuta al Signore e al prossimo – sono tutti i concetti in un certo senso commerciali. Però sono da inserire nel contesto più ampio della relazione tra Dio e noi. Essa non è mai simmetrica e disinteressata: dobbiamo tutto a Dio, anche la libertà che ci permette di negare questo fatto. L’unico veramente disinteressato è Dio.

E in queste due parabole Gesù ci fa muovere tra questi due poli: la logica dello scambio e la prospettiva disinteressata. Non possiamo evitare la prima, che dovrebbe essere gestita bene, con tanta prudenza, umiltà e sensibilità, rispettando la misura umana. Nello stesso tempo non dobbiamo dimenticare l’ultima: la prospettiva escatologica, definitiva e finale che ci farà simili a Dio. Tutta la nostra vita spirituale non dovrebbe essere nient’altro che uno scostamento dalla visione “commerciale” dei rapporti umani, fino al pieno disinteresse possibile raggiungibile in modo perfetto solo nel cielo, dove finalmente ognuno riceverà il suo premio e tutti saranno “uno in Cristo” (Ga 3, 28).