Dalle tante parole vuote alla Parola

Cattolica
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Viviamo il tempo delle parole in libertà, pronunciate senza misurarne il peso specifico e senza curarsi dei loro effetti sul prossimo, anzi torrenzialmente sparse nelle quotidiane strade materiali e virtuali del terzo millennio globalizzato. Spesso il rumore virtuale copre la riflessione e il pensiero che richiedono raccoglimento e introspezione, categorie rese inconsuete dall’autoreferenzialità dei social. Non a caso gli ultimi due pontefici hanno dedicato al “Logos” (cioè appunto alla Parola) sessioni del Sinodo dei vescovi, Esortazioni e omelie nelle quali hanno richiamato la centralità del Verbum Dei che differisce dal “chiacchiericcio” vacuo e inconcludente della comunicazione “usa e getta”.

Oggi moltissime persone trascorrono gran parte del loro tempo nel mondo virtuale. Alcuni tengono aperti i social network per tutta la giornata attraverso i tab dei browser, o tramite altre applicazioni. In questo modo la vita digitale diventa sempre più lo spazio nel quale le persone vivono. Queste nuove forme di comportamento stanno ponendo una grande sfida, un’opportunità alla Chiesa e all’annuncio del suo messaggio. La sfida degli evangelizzatori è sempre stata quella di incontrare le persone là dove vivono e, sempre di più, ciò significa andare on line. Se uomini e donne di ogni età si muovono in queste gigantesche reti, i pastori devono esserci, dialogando con tutti e con ciascuno. Ci sono diverse prospettive per considerare l’utilizzo dei social media nell’evangelizzazione e nei percorsi ascetico-spirituali. Una di queste è considerare i nuovi media come l’ennesimo strumento per raggiungere le persone con il messaggio del Vangelo. Attraverso le varie possibilità bisogna raggiungere le periferie e le persone, perché possano ascoltare la Parola di Dio e comprenderla meglio.

La Parola di Dio è ciò che vince in noi la battaglia della fede“, insegna il cardinale e biblista Carlo Maria Martini. L’intero Magistero di Francesco ci conduce alle origini della predicazione di Gesù. Un viaggio alle “sorgenti della Parola di vita” per comprendere l’importanza dell’ascolto. Avere coscienza dell’amore gratuito di Dio nei nostri confronti e capire che “Dio è venuto a visitarci di persona, facendosi uomo”, permettono di comprendere il primo messaggio di Gesù all’umanità. La Parola di Dio non ricorre ad espressioni altisonanti e sterili bensì a “frasi molto semplici” come quella citata dall’evangelista Matteo (Mt 4,12-23): “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. Ecco un esempio di messaggio chiaro e diretto tratto dalla Scrittura: Dio non è lontano, Colui che abita i cieli è sceso in terra, si è fatto uomo. Ha tolto le barriere, ha azzerato le distanze. Le parole dell’uomo tante volte confondono e inquietano l’animo senza una meta, la Parola incoraggia e scuote conducendo “dall’oscurità alla luce”.

Il Logos suscita la conversione e libera dalla paralisi dell’egoismo. Perché la sua Parola ha questo potere: di cambiare la vita, di far passare dall’oscurità alla luce. Il mondo digitale va considerato come un nuovo spazio che in sé stesso necessita di essere evangelizzato: bisogna uscire dalle chiese per dialogare con le persone nei loro ambienti, nei loro spazi vitali. È ciò che Francesco invita a fare utilizzando anche i tweet. Per lui è questa la nuova via dell’evangelizzazione e dell’impegno pastorale, perché permette di essere presenti nella vita delle persone. E così l’interpretazione dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium non può prescindere dalla considerazione del pieno utilizzo della potenzialità dei social media. Per essere presenti nella vita delle persone e condividerne gioie e dolori. Le parole possono essere pietre, perciò devono essere mitigate dalla pietà.

Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo della Misericordia, il Papa attribuisce questo compito alla Chiesa: “Ora la sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore”. E richiama il discorso in cui Paolo VI, concludendo il Concilio, indicò nella del Samaritano l’autentico paradigma della spiritualità. Solo testimoniando la Parola si può diffondere la misericordia che riceviamo gratuitamente da Dio e che gratuitamente dobbiamo riversare nella vita del mondo. Alcuni esempi di Logos sono la scelta preferenziale per i poveri, che Francesco sempre ricorda, oppure una lettura incarnata nella storia della Parola di Dio, ma soprattutto il senso di una Chiesa come popolo. Recita uno dei Salmi più celebri: “Con la parola del Signore furono fatti i cieli e con il soffio della sua bocca tutto l’universo”.

Significativamente Francesco ha iniziato il pontificato parlando da vescovo al popolo. Non ha detto solo “buonasera”, ma ha mostrato la vera dimensione della Chiesa messa in luce dalla stessa Costituzione dogmatica Lumen Gentium, che inizia non parlando della gerarchia, ma del mistero della Chiesa e subito del Popolo di Dio. Nell’Ecclesia la gerarchia non è separata ma è parte del popolo. Attraverso il “Verbum Dei” questa dimensione della Chiesa evidenzia la comunione, l’unità, l’incontro, l’inclusione, una Chiesa senza barriere e muri, che esce e dialoga con tutti. “Chiesa in uscita”, la chiama Francesco. Con chiarezza e gioia emerge dal Magistero la dimensione del popolo, che si fonda e cresce su una Parola di Dio letta nella storia e nella vita dei popoli e dei poveri, il cui ascolto libera, dà speranza, integra, guarisce, offre sollievo gioia nelle difficoltà. E il Servo di Dio don Oreste Benzi, infaticabile apostolo della carità, diceva appunto: “Chi si immerge nella Parola di Dio si libera da tutto ciò che è vanità”.