Editoriale

Covid-19: è esperienza del presente, ma la carica emotiva si protrarrà nel futuro

L’evento pandemico è sempre qualcosa di “memorabile”. Nel passato secolo si sono verificate tre pandemie, tutte associate ai virus influenzali: la spagnola (1918-1919), l’asiatica (1956-1957) e l’Hong Kong (1968-1969). Di queste, la più devastante, per numero di soggetti colpiti e per morti, è stata senz’altro la spagnola, scoppiata a ridosso della prima guerra mondiale, e il cui, per molti aspetti, drammatico ricordo, si è protratto a lungo.

Come giovane medico, negli anni Settanta del Novecento, ho raccolto i ricordi di quanti la pandemia l’avevano direttamente vissuta o i ricordi di quelli cui era stata raccontata, e ho potuto verificare quanto questa malattia avesse segnato le loro vite. Ci sono numerose testimonianze artistiche e letterarie della spagnola. Recentemente è stato anche ipotizzato che, avendo essa avuto un effetto così devastante sull’economia dei Paesi europei, potesse aver indirettamente contribuito alla nascita dei regimi totalitari in Italia e in Germania.

Riguardo alla pandemia Covid-19, anche se è ancora esperienza del presente, è più che plausibile prevedere che la carica emotiva da essa generata si protrarrà a lungo, ben oltre la durata temporale dell’evento, nutrita dal ricordo di chi l’ha vissuta.

L’epidemia/pandemia è un evento a cui dobbiamo sempre prepararci, tanto che in epidemiologia la cosiddetta fase 4 (che segue le ben note fasi 1-2-3) altro non è che lo spazio di tempo di vita normale che precede la prossima pandemia, che quasi inevitabilmente è destinata a svilupparsi. I microrganismi, specie i virus, vanno incontro a mutazioni che avvengono solitamente nel serbatoio rappresentato dall’animale selvatico e, direttamente o attraverso qualche animale domestico, si trasmetteranno poi alla specie umana (spill over).

Le antropozoonosi (così vengono chiamate le malattie trasmesse all’uomo dall’animale) hanno oggi maggiori possibilità di svilupparsi che nel passato, perché i mutamenti prodotti dall’uomo nell’habitat degli animali selvatici rendono più numerose e probabili le occasioni d’incontro tra animale e uomo. I rapidi collegamenti tra aree geografiche molto distanti e la difficoltà di riconoscere precocemente patologie infettive nuove facilitano lo svilupparsi delle epidemie/pandemie. È necessario riportare l’attenzione sulle malattie infettive come rilevante causa di mortalità e morbidità, sottolineando l’importanza di fornire un’adeguata preparazione alle nuove generazioni di medici e predisponendo per tempo strutture idonee per fronteggiare l’emergenza epidemica.

Prof. Roberto Cauda

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