Cosa mostra l’andamento del voto alle ultime elezioni

L’andamento del voto delle elezioni appena concluse per il rinnovo del Parlamento ha messo a nudo, più di ogni indagine economico-sociale, il dualismo nord-sud con la crescente disarmante divaricazione tra queste due aree del Paese.

Il Nord Italia ormai appartiene a pieno titolo alla maxi area culturale ed economica mitteleuropea, mentre il Sud Italia, in larga parte, scivola progressivamente tra i territori più arretrati con il Pil sceso più in fondo della Grecia. Infatti nell’ultimo ventennio le cose sono complessivamente peggiorate, in primis con la grave inadeguatezza della classe dirigente e l’espandersi potere delle cosche criminali con le loro infiltrazioni economiche nei gangli del corpo sociale e politico. Attraverso tali dinamiche, le attività economiche hanno incontrato sempre più ostacoli, immiserendosi, con il conseguente espandersi a vista d’occhio della povertà economica e culturale delle popolazioni meridionali.

Insomma, la rarefazione dei posti di lavoro ha spinto la politica alla cattura facile del consenso attraverso sempre più spericolate pratiche assistenzialistiche. La massima espressione di questa politica la troviamo nel reddito di cittadinanza offerto indifferentemente a bisognosi disoccupati sessantenni, come a ventenni che avrebbero molte più possibilità di trovare una occupazione anche in altri ambiti territoriali nazionali. Sia chiaro, uno strumento di sostegno per persone povere impossibilitate a lavorare per motivi di salute o per altre motivazioni oggettivamente gravi, è giusto e necessario averlo a disposizione. Ma per gli altri casi, sono utili solo incentivi adatti a trovare un lavoro o formarsi per aumentarne le possibilità di impiego. Il sistema odierno che è costato nel triennio alle finanze pubbliche circa 50 miliardi di euro, e che potevano spendersi per aumentare i posti di lavoro, poggia su presupposti assolutamente nocivi.

Ricevere sussidi senza compensare i contribuenti con risultati formativi che migliorano la professionalità, o ritornando al lavoro per contribuire al benessere economico della Nazione, non aiuta il Paese. Infatti la legge sul reddito di cittadinanza è di fatto costruita per non riavviare al lavoro chicchessia, ma per dispensare una regalia. Qualcuno ha avanzato l’idea che alla base del reddito di cittadinanza ci sia l’ombra del voto di scambio. Credo che questa ipotesi non sia lontana dalla realtà. Ad esempio in Campania che è il caso più eclatante italiano, i percettori sono 628.750 e corrispondono al dato esorbitante di 11 mila e 246 persone che godono il beneficio su ogni 100mila elettori. Basta moltiplicare per 3 (familiari e parenti) per conseguire il risultato elettorale dei 5 Stelle, con il 34,7% raggiunto in Campania dal partito di Conte. Il caso più eclatante ha senz’altro riguardato il quartiere di Napoli Scampia: un voto plebiscitario che si giustifica con l’enorme disagio di quell’agglomerato urbano degradato, ma anche con un numero estesissimo di disoccupati e pensionati sussidiati.

Ora, aldilà delle ricadute importanti sulla vita democratica, cambiare la legge è una esigenza impellente per i costi enormi che sinora ha provocato per l’erario, e per il tessuto produttivo continuare a disperdere miliardi per una legge ingiusta e diseducativa che riguarda ben 3 milioni di persone. Un esercito sterminato che si è allontanato dal lavoro, al punto che non è stato facile trovare lavoratori disponibili quest’estate per il turismo, industria e agricoltura. Ma la riflessione dovrà essere fatta per la prospettiva reale della destabilizzazione economica che può provocare come già è accaduto in Venezuela. Il Presidente Chavez prima ed ora Maduro nel distribuire ai cittadini sussidi senza il corrispettivo dell’impegno lavorativo, negli anni ha condotto progressivamente il Venezuela da una condizione di grande floridità economica, al default attuale. Credo, dato i rapporti che pare ci sono stati dai 5 stelle con quel governo, che gli spunti per organizzare il reddito di cittadinanza siano stati attinti proprio lì  e trasferiti in Italia per ottenere consenso elettorale. Ma l’Italia, sono convinto, ha le forze per non giungere alla debacle della cosiddetta  Repubblica Bolivariana, e sappia presto cambiare verso.