Come Gesù ci svela l’essenza del suo messaggio

Ci piace essere lodati. Amiamo gli stimoli positivi. Sembra una cosa naturale. Siamo creati per vivere bene ed essere felici. Se guardiamo alla nostra vita – quanti stimoli positivi abbiamo ricevuto e quanti negativi? Chi guarda attentamente può farne un bilancio. Basta fare caso alle notizie che ci arrivano: quante di esse sono negative! Ormai siamo immersi in cose spiacevoli che ci preoccupano e stressano.

Proprio in questo contesto vale la pena leggere bene il Vangelo per scoprire il significato della salvezza. Non è un concetto astratto, ma proprio qualcosa di rilevante per far fronte a tutta la negatività che ci circonda. Il cuore del messaggio biblico è l’annuncio della liberazione dal male – quello concreto, che ci tribola direttamente.

Con questo messaggio arriva Gesù. È il suo messaggio principale. Parola dopo parola, frase dopo frase, gradualmente ci svela l’essenza di questo messaggio. Lo fa anche nel Vangelo di oggi. Ci offre una mini-sinfonia dove le cose negative meravigliosamente s’intrecciano e consonano con quelle positive.

Ognuno coglie ed interpreta questo testo personalmente, con la sensibilità affinata da ciò che deriva dalle proprie esperienze personali. Più ci sentiamo immersi nelle cose negative, più ci giunge l’insegnamento di Gesù.

Colpisce il fatto che nel suo discorso lui sia molto netto. Menziona solo due categorie – quella dei beati e di coloro che stanno nei guai. Ci sono due piani dove funzionano queste categorie: il presente e il futuro. La giustizia, la verità richiedono questa prospettiva piena, totale. Le nostre esperienze del presente non sono definitive. È la prima lezione dal Vangelo di oggi. Conta il futuro che mira all’eternità. Gesù lo dipinge in modo chiaro: parla del regno di Dio, di essere saziati, di ricompensati.

Il presente invece è triste, negativo. Ma proprio tale sembra la condizione della positività finale ed eterna. Colpisce la precisione, con cui vengono toccate le nostre oppressioni. Sino ad oggi non è cambiato nulla: la povertà, la fame, il pianto e i maltrattamenti da parte degli altri – ecco le fonti universali delle negatività che ci opprimono. I nostri guai quotidiani.

Il discorso di Gesù tocca anche un’altra dimensione di questa nostra negatività: il contrasto con altre persone che stanno bene. Qualcuno direbbe: l’invidia. Non è esclusa, ma spesso nutrita dalla ingiustizia. In teoria: se tutti stessero bene, ugualmente positivi, non ci sarebbe l’invidia. Il problema inizia quando alcuni stanno meglio a discapito degli altri.

Implicitamente proprio così leggiamo gli ammonimenti descritti da Gesù. Chi sono i destinatari di questi ammonimenti? Ricchi, sazi, ridenti, lodati dagli altri? Sperimentano le cose negative? La dinamica della vita che conosciamo ma anche la quarta benedizione spiegano di che cosa si tratta: conta l’onestà nei confronti dell’eternità. Gesù vuol dire che ogni positività sulla terra, nel presente, è in un certo senso “sospetta”. Se soffrono tanti altri, come si può essere ricchi, sazi, allegri, lodati? Il messaggio di questo Vangelo ci ricorda l’ultima prospettiva, uguale per tutti gli uomini che dovrebbe solo suscitare la solidarietà: la negatività presente nel mondo è il problema di tutti. Tutti hanno diritto alle cose positive. Tutti devono impegnarsi per aumentare la quantità di positività nel mondo.

Ecco la nostra partecipazione alla salvezza – e la nostra missione che ne risulta! più la prendiamo sul serio, più bella diventa la sinfonia del nostro bilancio tra benedizioni e ammonizioni!