Diabolerie

Così “l’anti-dio” plagia la gioventù. La testimonianza del cardinale Biffi

Nel libro “Contro Maestro Ciliegia” (commento teologico a “Le avventure di Pinocchio“), il cardinale Giacomo Biffi offre un’illuminante descrizione dell’adescatore di minori. E lo fa prendendo a prestito la figura dell’omino di burro che, nel racconto di
Carlo Collodi, induce il burattino a perdersi nel Paese dei balocchi. “Un omino tenero e untuoso come una palla di burro. Rideva sempre e aveva una voce sottile e carezzevole. Come quella di un gatto che si raccomanda al buon cuore della padrona di casa”.

L’anti-dio adesca la gioventù

Osserva il cardinale Biffi: “Il demonio, che vuole essere l’anti-dio, scimmiotta le prerogative del Creatore. Cerca di plagiare nelle sue iniziative la divina accondiscendenza e la divina filantropia. Sicché gli riesce spesso di ammaliare i cuori e legarli a sé“. E, prosegue il porporato teologo, “a somiglianza di Dio, pare anche rispettoso della libera decisione della creatura. Non si impone, ma si propone. Non costringe ma persuade. ‘E tu, amor mio, disse l’Omino volgendosi tutto complimentoso a Pinocchio, che intendi fare? Vieni con noi o rimani?‘”. Parimenti in alcune sette, un figlio, all’atto della nascita, può essere già dichiarato membro della comunità. E le decisioni sulla sua
crescita e sulla sua formazione spettano alla setta. E non più ai genitori. Questi bambini ricevono un’educazione di tipo totalitario che comprende punizioni. E divieti, come quello di salutare i loro coetanei fuori dal gruppo. E di chiamare padre esclusivamente il santone. 

Affiliazione subita

Ci sono casi di gruppi magico-esoterici in cui agli adepti è consentita la riproduzione al solo fine di poter utilizzare feti abortiti per specifici rituali. “I più piccoli sono delle vittime al cento per cento perché sono indotti a percepire il mondo solo in base alla ristretta prospettiva di un gruppo dogmatico e isolato– afferma Caterina Boschetti, autrice
del Libro nero delle sette in Italia–. Il minore non ha ancora una percezione e una conoscenza effettiva della realtà esterna. Quindi considera assolutamente normale e veritiero il sistema di vita che sperimenta nella setta. Non mette in discussione l’operato dei suoi aderenti. E in particolare, del leader o capo spirituale. Che spesso viene addirittura inteso come l’assoluto punto di riferimento. E come il soggetto da cui trarre esempio”. Per i minori si tratta essenzialmente di affiliazione subita.

Gianluca Franco

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