Nero d’Avola: il re della Sicilia

Il vitigno, la storia e le sue caratteristiche organolettiche.

Fonte: Gambero Rosso

La Sicilia è una delle regione di più antica tradizione vinicola come è dimostrato da numerosi reperti archeologici, quali ampeoliti fossili, anfore a uso vinario, monete con figurazioni dionisiache e uvicole, e da copiose fonti letterarie greche e latine che fanno riferimento ai rinomati vini siciliani.

Il vitigno

Il Nero d’Avola è il vitigno autoctono siciliano per antonomasia ed è registrato ufficialmente nel Catalogo nazionale varietà di vite dal 1970. Il vitigno Nero d’Avola è conosciuto anche con il suo nome ufficiale ma meno noto di Calabrese, e questa sua denominazione trae origine da Calabrisi, non perché provenisse dalla Calabria, ma solo perché in dialetto siciliano  le parole calea-aulisi significano uva di Avola.

Il suo territorio di origine è in provincia di Siracusa, in particolare nelle località di EloroPachino e Noto e vanta circa 12.000 ettari di superficie complessiva coltivata. Tra i Nero d’Avola esistono differenze di carattere, quelli che vengono prodotti nella Sicilia occidentale sono più fruttati e dolci al palato.

La coltivazione dell’uva a bacca rossa del Nero d’Avola viene effettuata con il tradizionale sistema ad “alberello” o a spalliera, portato in Sicilia tra l’VIII e il VII secolo a.C. dai Greci. L’elevato grado di zucchero consente di produrre vini ad alta gradazione alcolica.

La sua storia

Risalgono al 1500 le prime fonti scritte che parlano di Calabrese, ma è solo dai primi del 1900 che è diventato Nero d’Avola.

L’invasione della filossera, nella seconda metà dell’ottocento, distrusse gran parte dei vigneti dell’isola e la vite venne soppiantata da altri tipi di colture. Grazie alla diffusione della tecnica dell’innesto con la vite americana resistente alla filossera agli inizi del XX secolo, la vite iniziò a verdeggiare.

Per secoli è stato esportato come vino da taglio per dare forza e colore a vini francesi, fino a quando la guerra commerciale con la Francia segnò la fine di questa produzione di vini ad alta gradazione. Aumentò così la produzione  di vini da pasto a più moderato contenuto alcolico, solo però negli anni ’80 i vini siciliani riuscirono a conquistare una loro identità. Ed è dagli anni ’90 che in Sicilia si è iniziato a sperimentare la produzione di vini di alta qualità, tra i quali il Nero d’Avola fa da protagonista, con le sue doti di eleganza.

Le  sue caratteristiche organolettiche

È  un vino sontuoso, equilibrato, estremamente asciutto, in cui  si percepiscono i sapori della Sicilia più torrida,  con il sole che picchia implacabile e la brezza del mare che spira in lontananza.

Il bouquet è avvolgente, ma austero dalle note speziate con sentore di frutta rossa come amarene, more, prugne, ciliegie. Non mancano fiori appassiti, spezie dolci, note terrose molto fini che ricordano liquirizia e rabarbaro e poi il richiamo del mare con iodio, muschio e i tipici profumi-sapori balsamici mediterranei di pino ed eucalipto.