Canada: un videogioco per ragazzi autistici sviluppato dai laureandi

Una software house di Montréal a lavoro con un gruppo di laureandi per "Project Pālaka", un gioco adattivo indirizzato a far vivere lʼesperienza videoludica ai ragazzi autistici

La generazione degli anni ’90 e la successiva dei millennial, è fatta di molti grandi appassionati dei videogiochi. Nell’ultimo decennio, gli studi su questi ultimi hanno fatto passi da gigante nel tentare di aprire le porte ai giocatori con disabilità. Funzionalità, dispositivi innovativi e modifiche sia hardware che software hanno ampliato il pubblico del gioco in modo incommensurabile.

Anche il gioco è inclusione

Finalmente però, nell’ottica dell’inclusione, dal Canada arriva un illuminante progetto videoludico ideato da un gruppo di studenti prossimi alla laurea che presenterà a breve il gioco Project Pālaka, interamente ideato per permettere ai ragazzi affetti da autismo di poter godere appieno di un’esperienza immersiva nel mondo dei videogiochi.

Com’è strutturato il team

Il team, composto principalmente da membri della software house Reflector di base a Montreal, ha recentemente coinvolto Kelsea Kircoff, un’insegnante di sostegno specializzata sui disturbi dello spettro autistico, nel sostenere l’idea di otto studenti della scuola di design e videogiochi ISART Digital, i quali sono in procinto di ultimare il progetto della durata di dieci minuti come parte della loro tesi di laurea, che sarà giudicato nel mese di giugno da una giuria di professionisti del settore videoludico. Fin dall’inizio del suo sviluppo nel mese di ottobre, gli studenti hanno incontrato i loro tutor di Reflector per circa tre ore a settimana, dato che la sfida di progettare un videogioco che avesse la durata di dieci minuti non era certo impresa facile e che li ha costretti a pensare a come un giocatore autistico potrebbe reagire a uno scenario presentato nel gioco, rendendolo al contempo giocabile per un pubblico più ampio.

La trama del gioco

Gli studenti ISART hanno ideato la trama, creato l’ambiente  di gioco e progettato la meccanica nel modo che meglio potesse adattarsi ai vincoli dell’autismo. Una delle caratteristiche di questo disturbo è infatti la difficoltà nell’accettare che qualcun altro possa assumere il controllo delle proprie azioni e condividere le risorse per raggiungere un obiettivo comune. Il tutore e il bambino devono aiutarsi l’un l’altro se vogliono raggiungere la fine del loro cammino, in cui il lavoro di squadra è di vitale importanza per progredire di livello. Project Pālaka si concentra sul rapporto tra un guardiano (tuore) e un bambino. I giocatori controllano il guardiano e guidano il bambino sperduto attraverso il purgatorio perché possa entrare nell’aldilà. Lavorando insieme, dovranno attraversare un ambiente ostile, evitando una serie di pericoli e risolvendo enigmi lungo tutto il percorso.

Come interagiscono i bambini autistici

Il team ha sviluppato una meccanica di gioco che consente al custode di tenere per mano il bambino nel superare gli ostacoli, consentendo ai giocatori di poter mantenere questa connessione fisica per l’intera durata del gioco. Sono stati aggiunti inoltre dei segnali visivi e uditivi per evitare il senso di frustrazione nei giocatori o che possano sentirsi sopraffatti in alcuni momenti, usando rumori ambientali ed effetti sonori per creare un’atmosfera serena e gradevole, nella speranza è tutto ciò possa aiutarli a cogliere segnali emotivi provenienti dal mondo reale. Le misure di quarantena a seguito del Covid-19 hanno aggiunto un’altra serie di sfide al meticoloso lavoro dei ragazzi, che hanno ultimato il loro progetto lavorando da casa e comunicando con i loro tutor online. Anche in tali circostanze, il team ISART ha completato il rendering alfa del gioco il 27 marzo, in cui i primi due capitoli sono già interamente giocabili mentre l’ultimo è in lavorazione.

La filosofia di Reflector

Reflector sta traendo una profonda lezione dello sviluppo di Project Pālaka, alla quale guarderà come esempio per lo sviluppo dei suoi titoli futuri: “I videogiochi sono davvero per tutti“, ha detto la responsabile delle pubbliche relazioni Noémie de Rothschild, “Chiunque può giocare ai videogiochi e non dovremmo mai dimenticare nessuno mentre li sviluppiamo”.