L’inchiesta aperta dalle autorità boliviane sul volo precipitato lo scorso 28 novembre, a bordo del quale viaggiavano anche i giocatori della squadra brasiliana del Chapecoense, ha stabilito che la compagnia aerea LaMia e il pilota del velivolo sono direttamente responsabili dell’accaduto. Il disastro aereo è costato la vita a 71 persone, tra cui i 19 giocatori della formazione brasiliana. Solo sei persone sono sopravvissute allo schianto.
Il ministro boliviano dei lavori pubblici, Milton Claros, responsabile dell’inchiesta, ha confermato che Miguel Quiroga – pilota dell’aereo e comproprietario della LaMia, deceduto nell’incidente – era consapevole che stava volando con il carburante insufficiente per la distanza da coprire: proprio questo è stato il motivo per cui il velivolo si è schiantato. “Signorina, Lima May India è in avaria totale, avaria elettrica totale, senza carburante“. Sono le parole del comandante Quiroga riportate dai media colombiani che hanno citato una registrazione audio tra la cabina di pilotaggio e la torre di controllo dello scalo di Medellin. Il controllore di volo, dopo aver informato che la pista “è libera e operativa” e che i vigili del fuoco sono “avvisati”, avrebbe chiesto la posizione e l’altezza dell’aereo non ottenendo più risposta.
L’amministratore delegato di LaMia, Gustavo Vargas Gamboa, e suo figlio, in precedenza funzionario dell’autorità d’aviazione boliviana, sono attualmente imputati nel processo e sono accusati di aver ottenuto illegalmente le autorizzazioni necessarie per garantire che gli aerei della loro compagnia potessero volare. Inoltre, altre due persone sono coinvolte nell’inchiesta: Antonio Rocha Benegas, il secondo comproprietario della LaMia, che è tuttora latitante- e Celia Castedo, una controllore aerea boliviana che è fuggita in Brasile, dove ha chiesto asilo.
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