Ducentonovanta vittime: tanto è costata la catena di attentati che ha devastato la zona sud-occidentale dello Sri Lanka. Uomini, donne, giovani e meno giovani, cingalesi e stranieri: la follia dei kamikaze non ha risparmiato nessuno, provocando dolore, sradicando vite, squarciando la felicità di intere famiglie. Massacri indiscriminati che, come sempre accade, non guardano alle storie che cancellano, alle esistenze che spezzano, ai volti di chi uccidono. Facce che, ogni volta, hanno nomi, cognomi e vite da raccontare. Le vittime in Sri Lanka non fanno eccezione: fra loro c'erano persone di ogni età, di diverse provenienze, ognuna con le proprie famiglie e il proprio bagaglio di memorie, tutto cancellato nei pochi secondi in cui la follia umana ha deciso di colpire.
Alcuni di quei 290 nomi sono stati già rivelati: a perire nell'attentato, assieme a una maggioranza di vittime cingalesi (molte delle quali cristiane), ci sarebbero almeno 36 stranieri. Fra questi almeno due dei quattro membri della famiglia Nicholson, americani, che al momento dell'attentato che li ha coinvolti stavano facendo colazione in un bar: l'esplosione ha portato via la mamma Anita (32 anni) e uno dei due figli, Alex (11). Il papà, Ben, sarebbe ricoverato in un ospedale locale, della figlia più piccola ancora nessuna traccia. I due Nicholson sarebbero stati i primi a essere identificati dalle autorità locali, le quali hanno comunicato la morte anche di tre membri su cinque di una famiglia britannica, residente a Singapore. Avevano scelto lo Sri Lanka per una vacanza. Fra le vittime, anche tre dei quattro figli del miliardario danese Anders Holc Povlsen, proprietario della catena di abbigliamento Bestseller ma anche proprietario terriero nelle Highlands scozzesi, dove cura un progetto di tutela ambientale. Come gli altri, anche loro si trovavano sull'isola per le vacanze di Pasqua.
Era nata a Ceylon ma viveva in Italia Haysinth Rupasingha, 55enne impiegata come badante a Catania ormai da vent'anni. La donna ha perso la vita nell'esplosione che ha coinvolto la chiesa di San Sebastiano a Katuwapitiya. Suo marito, nonché connazionale, quel viaggio non in Sri Lanka non l'ha fatto, restando in Sicilia e scampando così alla furia terrorista. Della maggior parte delle vittime non si conoscono ancora le generalità ma la nazionalità sì: l'ambasciata americana ha parlato di “molti morti” per gli Usa ma, fra le vittime, ci sono anche sei indiani, due cinesi, un portoghese, due ingegneri turchi, due australiani, un olandese, un giapponese, oltre a due persone che sarebbero nate in Spagna e altre ancora, oltre alla famiglia di Singapore, provenienti dal Regno Unito. Storie e vite, accomunate da un unico, tragico destino.
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