Si trovava in galera da un mese per aver ucciso a colpi di pistola due suoi operai kosovari che rivendicavano circa 20 mila euro ciascuno di stipendi arretrati. Per difendersi dall’accusa di omicidio aveva detto di essere stato “minacciato con una picozza”. Ma la giustificazione non è bastata a lenire i suoi sensi di colpa e alle 4 di questa mattina, in una cella buia del carcere di Ascoli Piceno si è tolto la vita.
Gianluca Ciferri, imprenditore edile di Fermo, poco più di un mese fa aveva ucciso con 5 colpi di pistola Mustafa Neomedim e Avdyli Valdet. La procura di Ascoli ha aperto un fascicolo di indagine sul caso e disporrà nei prossimi giorni l’autopsia. Si pensava che l’uomo avesse lasciato una lettera per spiegare il gesto. Ciferri non era solo in cella: ad averlo trovato impiccato alla grata della finestra, con una corda fatta di lenzuola e federe, è stato infatti il suo compagno di stanza.
Una cognata di Ciferri, parlando a nome della famiglia dell’uomo, ha affermato: “Siamo fuori da ogni grazia. Per favore, rispettate il nostro dolore”. L’uomo era un grande appassionato di armi e ne possedeva una quarantina. La pistola la teneva nel garage e in udienza aveva affermato di esser corso a prenderla quando si era sentito minacciato dai due operai. I kosovari, proprio come Ciferri, avevano moglie e figli.
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