Rio de Janeiro, violenti scontri prima di Botafogo-Flamengo: tifoso ucciso a colpi di pistola

Domenica di sangue a Rio de Janeiro dove, poco prima del derby tra Botafogo e Flamengo, si sono verificati violenti scontri fra le due tifoserie, conclusi con il tragico bilancio di un morto e diversi feriti. Il dramma si è consumato nelle strade adiacenti l’impianto sportivo “Nilton Santos”, più comunemente chiamato Engenhao, casa del Bota: vere e proprie scene di guerriglia urbana quelle verificatesi nel pre-partita, in larga parte favorite, come previsto, dalla scarsissima presenza di rappresentanti delle Forze dell’ordine. Appena una cinquantina, secondo le testimonianze, gli agenti impiegati sul campo a fronte di un match ad altissimo rischio per l’ordine pubblico. Il risultato: la morte di un giovane di 28 anni, freddato a colpi di pistola, e altri 3 feriti in gravi condizioni, colpiti dallo stesso aggressore. Secondo quanto riportato, altre cinque persone avrebbero riportato delle ferite dovute al coinvolgimento in una rissa.

Lo sciopero

Un episodio grave, che va a rimarcare una situazione già di per sé complicata per la città di Rio, protagonista in questi giorni di una bagarre fra amministrazione locale e Policia militar, la quale non ha ancora percepito diversi stipendi e straordinari arretrati. In questo momento, con gli addetti alla sicurezza in sciopero da quasi un mese, la città vive un problema di grande rilevanza in quanto priva di adeguate misure di vigilanza, lasciando campo libero a situazioni come quella dell’Engenhao. Nei giorni scorsi, tra l’altro, nello Stato di Espirito Santo sono morte oltre 100 persone, a causa dell’esplosione di una forte ondata di violenza urbana. Nel frattempo si è reso necessario, già in un paio di occasioni, l’intervento del governo centrale per sopperire alle enormi difficoltà dello stato di Rio, nel recente periodo più volte sull’orlo della bancarotta.

La condanna

Dopo gli scontri, sono immediatamente arrivate le reazioni di condanna da parte dei vertici delle due società, concordi nel biasimare quanto accaduto al di là della forte rivalità sportiva. A parlare, in particolare, è stato Diego Ribas da Cunha, centrocampista del Flamengo e vecchia conoscenza del calcio europeo ed italiano (avendo militato nella Juventus nella stagione 2009-2010): “Sono molto triste, questo non è calcio. Sono preoccupato per i nostri tifosi e le nostre famiglie quando vengono allo stadio. Dobbiamo rispettare i nostri avversari, il calcio e la vita”. Per una partita come il derby carioca, solitamente, sono oltre 200 gli agenti impiegati per il mantenimento dell’ordine. Già prima degli episodi del 12 febbraio, la situazione estremamente difficile dello stato brasiliano (la quale rischia di compromettere seriamente l’ordine pubblico) aveva sollevato diverse reticenze sulla decisione di far comunque disputare l’incontro tra Botafogo e Flamengo. Dubbi, purtroppo, prontamente confermati alla prova dei fatti.