Quattro scalatori stranieri, uno svizzero, un austriaco, un giapponese e un coreano sono morti negli ultimi cinque giorni in Nepal in cadute e per malori causati dall’altitudine. Lo riferisce oggi The Himalayan Times. Due alpinisti, identificati dal giornale come Patrik Mattioli, di nazionalità elvetica e Jon David Johnson (Austria) sono precipitati in un crepaccio mentre stavano scalando il Shisha Pangma (8027 metri), il più “basso” dei 14 Ottomila.
Un responsabile dell’agenzia che ha organizzato la loro spedizione ha detto che si trovavano a un altitudine di 6.200 metri e stavano salendo sulla cima. I loro corpi non sono ancora stati recuperati. Un giapponese e un coreano sono invece morti nell’area del campo base dell’Everest. Il primo, di nome Hidenori Hagi, è stato colto da un malore venerdì ed è morto nell’ospedale allestito sul luogo. Il secondo, che non è stato identificato, ha invece perso la vita ieri mentre tornava dalla cima del Lobuche, una montagna vicina all’Everest, che serve da “palestra” per gli scalatori.
Nelle ultime tre settimane, i medici nepalesi che sostano al campo base hanno curato 110 pazienti, mentre sette di loro sono stati evacuati d’urgenza per edema polmonare e cerebrale. Secondo gli ultimi dati del Dipartimento del Turismo, 708 alpinisti di 92 team internazionali hanno chiesto i permessi per scalare diverse montagne nepalesi nella stagione primaverile.
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