Una maxi operazione dei carabinieri di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia reggina, ha portato ieri sera all'esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 11 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di corruzione, turbativa d'asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato e, per una persona solamente (il cui nome non è stato divulgato) anche concorso esterno in associazione mafiosa. Una vera e propria bufera che ha travolto l'amministrazione di Villa San Giovanni e la “Caronte&Tourist spa”, società che da decenni gestisce l'attraversamento dello Stretto di Messina: unica alternativa all'ormai ridotto all'osso servizio di traghettamento offerto da Rfi sulla tratta fra Villa San Giovanni e Messina, Caronte&Tourist controlla anche i collegamenti con tutte le isole minori siciliane (Eolie, Pelagie, Egadi) e Porto Empedocle.
Tra gli arrestati risulta esserci il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, di Forza Italia, fratello del senatore Marco Siclari; il presidente della Caronte, Nino Repaci; l'amministratore delegato Calogero Famiani; il geometra Giancarlo Trunfio dell'Ufficio Tecnico del Comune; l'Ingegnere Francesco Morabito, capo dell'Urbanistica, un vigile urbano, Vincenzo Bertuca e altre sei persone sono destinatarie di provvedimenti cautelari. Gli investigatori avrebbero accertato come i manager indagati hanno promesso di elargire utilità ad amministratori comunali che in cambio hanno asservito la loro pubblica funzione agli interessi privati della società di navigazione. Nello specifcico, si legge in una nota dell'arma, la società, con la compiacenza del sindaco, avrebbe ottenuto illecitamente l'affidamento di un'area edificabile.
Come ricostruisce Repubblica, le operazioni sono partite nella prima serata di ieri. Il primo cittadino di Villa San Giovanni, all'arrivo dei militari era ancora in Comune, impegnato nei lavori di una delle commissioni consiliari. “Sindaco può seguirci un momento?” gli hanno intimato carabinieri, appena entrati in aula. Siclari ha salutato tutti accennando ad un “impegno improrogabile” ed è andato via veloce, seguito dall'arma. In realtà al primo cittadino erano stati appena notificati gli arresti domiciliari per corruzione e abuso d'ufficio, mentre nelle stesse ore gli investigatori bussavano a casa dei dipendenti comunali e del patron di Caronte, Repaci.
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