Due imprenditori, Miao Kedan e la compagna Zhu Honglan, cittadini di nazionalità cinese di 29 anni, sono stati condannati dal giudice di Prato Francesco Pallini per 'sfruttamento lavorativo' in ordine al reato 603-bis del codice penale, norma contro il caporalato riformata nel novembre 2016 e mai applicata a degli imprenditori.
Secondo l'inchiesta, i due costringevano operai connazionali a lavorare almeno 13 ore al giorno, senza contratto, in condizioni igieniche deplorevoli e con salario iniquo. Miao Kedan, titolare di una ditta di confezioni, è stato condannato, con rito abbreviato a 3 anni di reclusione; 2 anni e 6 mesi per la compagna. A far rilevare il primato è la stessa procura di Prato, titolare dell'indagine, ripresa da Ansa. E' la prima volta, viene infatti spiegato nella nota, di una condanna per sfruttamento dei lavoratori che colpisce i titolari dell'impresa e non i 'caporali'. Questa applicazione ha rilevanza giuridica perché sposta in capo ai titolari dell'impresa le responsabilità finora individuate in chi procurava manodopera sottocosto alle aziende.
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