Era il 14 giugno 2017 quando le fiamme iniziarono a bruciare la Grenfell Tower, palazzo situato nel quartiere di North Kensington, incidente nel quale morirono 72 persone. Un dramma infino e una tragedia inspiegabile che ancora oggi, dopo due anni non ha avuto nessuna risposta concreta.
Ad oggi, nessun nome è stato iscritto nel registro degli indagati e non è stata pronunciata nessuna ssentenza. Nei giorni scorsi le autorità giudiziarie hanno rilasciato un comunicato ufficiale attraverso il quale spiegavano che altre testimonianze sono state raccolte, per un totale di ben 7.200 dichiarazioni, tra testimoni, sopravvissuti, addetti ai lavori, costruttori e responsabili del municipio di riferimento. Ma come riporta La Repubblica, il processo e le incriminazioni relative alla strage in cui morirono anche due ragazzi italiani, Gloria Trevisan e Marco Gottardi, potrebbero partire non prima del 2021. Questo perché sia Scotland Yard e gli inquirenti stanno aspettando che giunga al termine un'inchiesta pubblica indipendente sul caso che, a due anni dalla tragedia, è soltanto a metà del suo lavoro.
La comunità locale del quartiere di Kensington si prepara a ricordare le vittime dell'incendio. Alle 18 di venerdì la campana del Garden for Peace and Healing sarà suonata per 72 volte. Poi ci saranno altre commemorazioni fino ad arrivare alla silent walk, una processione in assoluto silenzio fissata alle 19.45 con punto di partenza alla Notting Hill Methodist Church.
A un anno e mezzo dalla tragedia, Emanuela Disaro, la mamma di Gloria Trevisan, ha rilasciato una testimonianza scritta in cui ha raccontato gli ultimi minuti di vita della figlia. Le ultime parole disperate di una ragazza che consapevole che quelli fossero gli ustimi istanti della sua vita ha deciso di chiamare la madre per dirle addio. Prima di interrompere la comunicazione perché i suoi genitori non la sentissero gridare disse alla madre: “Ora mi butto dalla finestra, ti giuro che il fuoco è qui, in soggiorno, è ovunque. Non può essere la fine, non può finire così“.
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