Il coraggio di una giovane è servito a scoperchiare una realtà inquietante di sfruttamento della prostituzione, violenza e riti voodoo. Il 27 gennaio 2015, oltre due anni fa, una 18enne nigeriana entrò in Questura a Roma e chiese di essere ascoltata.
Agli agenti raccontò allora gli abusi subiti durante cerimoniali voodoo e il viaggio dalla Nigeria a cui fu costretta per venire in Italia a prostituirsi. Come riferisce Il Corriere della Sera, da quei verbali della Squadra mobile è nata un’inchiesta che ha ricostruito una rete di sfruttatori fra città e litorale e ora quattro persone rischiano il processo per tratta e sfruttamento della prostituzione. “Il pm Barbara Zuin – si legge sul quotidiano – ha appena concluso gli approfondimenti e Charity (questo il nome della giovane, ndr), volata nel frattempo in Germania, sarà parte civile al dibattimento. Il suo racconto è confluito nell’ordinanza di arresto del gip Costantino De Robbio”.
La ragazza nigeriana sarebbe stata costretta a venire in Italia, ingannata dalla promessa di lavoro come parrucchiera o baby sitter. Stregoni di riti voodoo operanti in Nigeria l'avrebbero però segnalata a loro “colleghi” domiliati in Italia, che si sarebbero “impossessati” della giovane. In una delle intercettazioni, si sentirebbe una delle stregone intimorire una giovane costretta a prostituirsi con questa frase: “Tu appartieni a me”.
In un'altra intercettazione, sempre la stessa sfruttatrice voodoo parlerebbe del caso di una giovane rimasta incinta, proponendo un rimedio terribile: “Un cocktail di alcol e un farmaco da lei stessa indicato per procurare l’immediato aborto della donna e non compromettere le sue aspettative economiche”.
Giunta in Italia, la ragazza che ha denunciato il circuito di sfruttamento, sarebbe stata costretta dai suoi aguzzini a distruggere il suo documento di identità e a consegnare anche quello falso “privandola della possibilità di scappare e consegnandola ancora di più nelle sue mani”.
Nel frattempo viene disposto “lo spossessamento del cellulare, il cui numero era ovviamente conosciuto solo da lei e dai suoi contatti italiani”. Così la giovane non può più essere rintracciata dai parenti. “Ogni legame con la sua esistenza precedente è concluso – si legge sul Corriere della Sera -. Inizia a prostituirsi. Anche l’ultimo centesimo guadagnato viene consegnato ai suoi sfruttatori“. Tutto questo, fin quando la ragazza non ha trovato il coraggio di denunciare, per riprendersi la sua vita.
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