EX NAZISTA ALLA SBARRA: E’ INIZIATO IL PROCESSO CONTRO IL “CONTABILE” DI AUSCHWITZ

È iniziato, a settantanni dalla fine della Seconda Guerra mondiale, in Germania, a Luneburg – in Bassa Sassonia – il processo a Oskar Groening, definito il “ contabile ” di Auschwitz. L’accusa è quella di complicità nell’omicidio di 300mila persone. Groening, che oggi ha 93 anni, ha sempre dichiarato di non aver partecipato direttamente alle numerose uccisioni dei prigionieri del campo. Ma è anche vero che non aver mai negato il suo lavoro nel noto campo di concentramento, e ha sempre riconosciuto la disumanità delle atrocità compiute nei campi di sterminio nazisti. In particolare, ha espresso il desiderio di contrastare con i suoi racconti e le sue ammissioni, ogni tipo di negazionismo dell’Olocausto.

Nato nel 1921 a Brema da una famiglia molto nazionalista, Oskar Gröning è rimasto orfano della madre a 4 anni ed è stato cresciuto dal padre, che faceva parte dell’organizzazione paramilitare Der Stahlhelm per «la rigenerazione del popolo tedesco». A 18 anni Gröning ha aderito al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi (NSDAP) e un anno dopo è entrato a far parte delle Waffen SS, forza armata della Germania nazista nata nel marzo 1933 come braccio militare delle SS. A causa delle sue competenze contabili, nel 1942 venne inviato al campo di Auschwitz-Birkenau dove rimase per due anni: il suo compito era smistare i bagagli dei deportati, contare e classificare il denaro trovato tra i loro effetti personali e inviarlo a Berlino.

Ma “tramite le sue azioni aiutò il regime nazista dal punto di vista finanziario e sostenne la sua campagna sistematica di uccisioni”, ha affermato la procura di Hannover nell’atto d’accusa. Il legale di Groening, Hans Holterman ha però respinto queste accuse, affermando che il tipo di lavoro svolto dall’imputato nel campo di concentramento non lo rendeva un complice nelle uccisioni dei detenuti. Già Nel 1985 venne coinvolto come testimone a un processo. Le accuse contro di lui – che nel frattempo aveva raccontato la sua esperienza in un libro di memorie, in diverse interviste e anche in un documentario della BBC – vennero però giudicate insufficienti e il procedimento nei suoi confronti venne abbandonato.