COLDIRETTI PRESENTA “EXPO NEL PIATTO”, DELIZIE CULINARIE IN ESCLUSIVA

L’Expo è una opportunità unica “per conoscere cibi, piatti e bevande da tutto il mondo mai arrivate prima d’ora in Italia, grazie a specifiche deroghe previste a livello internazionale”. È la promessa – mantenuta – del Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. A riprova, martedì è stato presentato il primo studio intitolato “Expo nel piatto”, una carrellata delle delizie nazionali e internazionali che verranno presentate per la prima volta proprio durante la kermesse milanese.

L’occasione è stata data dalla spedizione, dopo anni di divieto da parte della Commissione Europea, del primo maialetto sardo “porceddu” nel continente. L’invio è stato reso possibile grazie all’intesa tra Ministero della Salute e Regione Sardegna, fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Martedì i maialini precotti hanno finalmente potuto varcare i confini dell’isola per permetterne l’esposizione e la degustazione esclusivamente nell‘ambito della manifestazione del capoluogo lombardo. Un risultato importante per gli allevatori sardi ma anche per i visitatori di Expo che potranno apprezzare uno dei prodotti più rappresentativi della tradizione gastronomica italiana.

Il porcheddu o porceddu, spesso italianizzato con il termine “porcetto”, è un classico della cucina pastorale sarda e si ottiene dalla cottura lenta e allo spiedo su graticole di un maialino da latte di 4 o 5 chili di peso o di venti giorni, che viene aromatizzato con mirto o rosmarino dopo la cottura. “Era dall’11 novembre del 2011 che il maialetto sardo – sottolinea la Coldiretti – non varcava i confini dell’isola, da quando un decreto dell’UE sospendeva le autorizzazioni all’esportazione di carni suine fresche e insaccate sarde, a causa delle recrudescenza della peste suina africana presente in Sardegna dal lontano 1978”.

“Considerata l’estrema rigidità del protocollo dovuto ai controlli sanitari molto stretti – prosegue Coldiretti – la deroga per l’Expo rappresenta un momento importante per iniziare un percorso che in breve consenta a tutte le aziende sarde che allevano i suini in modo regolare di poter riprendere respiro con la possibilità di esportare un prodotto molto ricercato e che può consentire di creare nuovi posti di lavoro su tutto il territorio”.