Strage in Etiopia, dove decine di persone – sembra quasi 200 – sono morte nella calca durante l’annuale raduno religioso del popolo Oromia a Bishoftu, località a sud-est della capitale Addis Abeba. Al festival partecipavano almeno due milioni di persone e alcune hanno cominciato a scandire slogan antigovernativi. Da mesi l’Etiopia è teatro di manifestazioni di protesta organizzate per chiedere più libertà al governo, una Repubblica semipresidenziale federale guidata dal presidente Mulatu Teshome.
In seguito alle proteste, le forze dell’ordine hanno sparato sui civili scatenando il panico. Testimoni hanno riferito che la polizia ha sparato gas lacrimogeni e pallottole di gomma, spingendo la gente verso il palco dove i leader stavano parlando. Tentando di fuggire, decine di persone sono precipitate nei fossati che costellano l’area e sono state schiacciate da chi cadeva dopo di loro. Secondo il sito online di Africanews, finora i morti accertati sarebbero almeno 50.
Il governo etiope ha confermato che durante la manifestazione ci sono stati morti e feriti, senza però precisarne il numero, mentre il direttore di Oromia Media Network, Jawar Mohammed, ha riferito di oltre 175 morti. Tramite un comunicato, le autorità di Addis Abeba hanno attribuito la responsabilità della strage a “persone che si preparavano a provocare tumulti per creare il caos”. La situazione in Etiopia rimane dunque incandescente. Nei giorni scorsi gli Stati Uniti si reano detti preoccupati per l’eccessivo uso della forza parte della polizia e dell’esercito contro i manifestanti
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