Clima di tensione a Firenze, dove ieri un venditore ambulante senegalese, Idiy Diene, è stato ucciso da un 65enne italiano. Un gruppo di connazionali della vittima si è radunato a Ponte Vespucci, dove si è consumato l'omicidio, e la rissa è stata sfiorata più volte, si registrano anche leggeri tafferugli con le forze dell'ordine.
Costretto ad abbandonare il presidio, a cui aveva voluto portare la solidarietà della città, il sindaco Dario Nardella, a cui i senegalesi, coadiuvati da attivisti dell'estrema sinistra, hanno riservato una dura contestazione. “La storia di Firenze è la storia del dialogo – spiega Nardella allontanandosi – la città capisce la rabbia per la morte di un uomo ma non accetta la violenza“. Da qui la decisione di allontanarsi: “Non voglio diventare elemento di provocazione”.
Il senegalese è stato freddato in pieno centro cittadino. Dopo aver fatto fuoco, l'autore degli spari si è allontanato verso borgo Ognissanti, qui è stato però bloccato dai militari della Folgore ai quali ha detto: “Ho con me una pistola e un coltello”. Secondo quanto avrebbe detto l'uomo durante l'interrogatorio della polizia, sarebbe uscito da casa con l'intento di suicidarsi, ma ha poi cambiato idea sparando a qualcuno a caso. Non si esclude, tuttavia, che il movente sia razzista.
Severo il destino nei confronti della compagna della vittima del folle gesto: Rokhaya Mbengue, donna senegalese sui 40 anni, sette anni fa aveva perso suo marito, Modou Samb, sempre a Firenze e sempre per omicidio. Come riferisce Il Redattore Sociale, il comune di Firenze e la Caritas l’hanno sempre sostenuta.
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