Continua ad aggravarsi il bilancio delle vittime e dei danni che sono stati causati dall’esplosione all’area industriale di Binhai, nei pressi di Tianjin, a più di una settimana dal disastro che ha provocato 116 morti, oltre settecento feriti, sessanta dispersi, danni a 17mila abitazioni e la distruzione di oltre tremila automobili. Tutte le vittime sono state identificate tramite il test del dna, scrive oggi l’agenzia Xinhua, e 65 di loro sono vigili del fuoco. Nelle scorse ore, altri quattro incendi si sono verificati nell’area delle esplosioni del 12 agosto scorso, uno dei quali tra le automobili andate distrutte e di cui è cominciata l’opera di rimozione. Nella gestione del disastro, sono impiegati attualmente cira 4500 tra soldati e agenti della polizia armata del Popolo, il corpo para-militare di Pechino, che stanno ripulendo la zona da migliaia di tonnellate di composti chimici nocivi.
La situazione resta critica a Tianjin dove, secondo quanto confermano ieri dal ministero della Protezione Ambientale cinese, il livello di cianuro di sodio contenuto in uno dei punti di rilevamento vicini al luogo delle esplosioni risulta 356 volte più alto del livello di sicurezza, anche se le autorità locali hanno continuato a confermare che la qualità dell’acqua della città è sicura. Il cianuro di sodio, potenzialmente letale, è uno degli oltre quaranta composti chimici identificati nei giorni scorsi, in un quantitativo calcolato in settecento tonnellate. Altre ottocento tonnellate di nitrato di ammonio e cinquecento tonnellate di nitrato di potassio sono state riscontrate nel luogo delle esplosioni.
Nella giornata di ieri, è stato ritrovato un enorme quantitativo di pesci morti in un fiume nei pressi dell’area industriale di Tianjin colpita dalle esplosioni, anche se le analisi dell’acqua non mostrano livelli di cianuro tali da avere provocato la moria dei pesci, che sarebbero da ricercare nel generale inquinamento dei fiumi, secondo gli esperti. Le autorità hanno poi aumentato i controlli sulle aziende che lavorano nel settore chimico, con oltre 2500 aziende ispezionate dai funzionari per la sicurezza sul lavoro.
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