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Breivik, la Corte di appello ribalta la sentenza: la Norvegia non ha violato i suoi diritti umani

La Corte di Appello di Borgarting ha stabilito che la Norvegia non ha violato i diritti umani di Andres Breivik, l’estremista di destra norvegese autore della strage di Utoya, dove morirono 77 persone. La Corte di appello, ha così ribaltato la sentenza emessa dal Tribunale di Oslo che il 20 aprile del 2016 aveva riconosciuto che, durante la sua detenzione, il killer era stato maltrattato.

La sentenza del Tribunale di Oslo

Nel marzo del 2016, Breivik aveva citato in giudizio il governo norvegese accusandolo di aver violato i suoi diritti umani sottoponendolo ad un regime di stretto isolamento, durante il quale era stato frequentemente perquisito e ammanettato. Dopo solo un mese, nell’aprile del 2016, il Tribunale di Oslo aveva sentenziato che l’autore della strage di Utoya del 2011, aveva ricevuto un “trattamento inumano e degradante” in quanto mantenuto in isolamento dal giorno del suo arresto, avvenuto cinque anni prima. Nel procedimento, l’avvocato di Breivik aveva sostenuto che il governo di Oslo fosse reo di aver violato due clausole della Convenzione europea dei diritti dell’uomo: quella che garantisce il rispetto della vita privata e familiare e della corrispondenza, e quella che vieta pene o trattamenti inumani o degradanti.

Il verdetto della Corte di Appello

La sentenza del Tribunale di Oslo, che riconosceva la Norvegia colpevole di “trattamenti inumani e degradanti”, è stata ribaltata dal verdetto della Corte di Borgartin, secondo la quale le condizioni rigide di detenzione a cui è sottoposto Breivik sono giustificate dal fatto che l’uomo non ha mai mostrato segni di pentimento e pertanto costituisce una minaccia. Inoltre, i giudici hanno evidenziato il rischio che altri detenuti potrebbero aggredirlo.

La strage di Utoya

Breivik, 37 anni, fu arrestato in flagranza di reato, dopo aver ucciso 77 persone e ferendone oltre 300. L’uomo infatti è responsabile di due attentati che il 22 luglio 2011 sconvolsero la Norvegia. Nel primo attacco fece esplodere un’autobomba nel centro di Oslo, precisamente nel quartiere dove si trovano i palazzi del governo norvegese. Nell’esplosione morirono 8 persone, mentre 209 rimasero ferite. Il secondo attacco si svolse sull’isola di Utoya, dove un uomo con “una strana uniforme”, simile a quella della polizia aprì il fuoco in un campus dove era in corso un seminario organizzato dalla sezione giovanile del Partito Laburista Norvegese. Qui morirono 69 partecipanti al campus, mentre ne rimasero feriti 110.

Manuela Petrini

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