Nel giorno del 25esimo anniversario della strage di Via d’Amelio e a solo poche ore dallo sfregio al monumento funebre che ricorda il giudice Rosario Livatino: sono 34 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip nell’ambito di indagini coordinate dalla locale Direzione distrettuale antimafia in Sicilia, Toscana, Lazio, Puglia, Emilia Romagna e Liguria, eseguite dalla Polizia e dalla Guardia di finanza di Palermo. Nel mirino, i membri della cosca mafiosa del clan Brancaccio, nei confronti del quale è stato emesso il maxi-blitz quando a Palermo era ancora notte. Come specificato dagli inquirenti, le ordinanze sono state indirizzate “nei confronti dei maggiori esponenti del Mandamento mafioso di Brancaccio e di altrettanti loro complici, nonché al sequestro di numerose aziende, per un valore complessivo di circa 60 milioni di euro”.
Secondo quanto riferito, nella lista degli arrestati sarebbero finite persone definite “insospettabili” ma anche nomi come Pietro Tagliavia, boss del clan di Brancaccio e della famiglia di “Corso dei Mille”. In manette anche Giuseppe Lo Porto, fratello maggiore di Giovanni, l’operatore rapito da Al Qaeda nel 2012 e rimasto ucciso nel 2015 da un drone statunitense, nel corso di un’operazione antiterrorismo. Stando a quanto riportato, il maggiore dei Lo Porto era un fedelissimo del boss Tagliavia e svolgeva l’importante compito della gestione della cassa, con l’incarico di distribuire risorse mensili alle famiglie dei detenuti. “Fondi” che, secondo quanto determinato dalle indagini, provenivano da un racket di estorsione particolarmente radicato nella parte orientale di Palermo ma anche in altre zone della città.
Tra gli episodi sui quali gli inquirenti stanno facendo luce, danneggiamenti, minacce, furti e, sotto la cenere, una riorganizzazione del Mandamento e la ridefinizione di ruoli e compiti fra i clan associati a Brancaccio. Smascherato, inoltre, il “totale controllo” esercitato dalla cosca su un gruppo imprenditoriale ramificato in diverse Regioni della Penisola ma radicato in Sicilia e Toscana. Nelle stesse ore, inoltre, i Carabinieri del Ros in collaborazione con il Comando Provinciale di Palermo e Trapani, hanno effettuato un sequestro di beni pari a 1,3 milioni di euro al boss Salvatore Riina e alla sua famiglia: nel mirino dei militari, in particolare, società, una villa, 38 rapporti bancari e, soprattutto, numerosi terreni appartenuti al noto capoclan.
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