Una maxi operazione dei carabinieri ha permesso di individuare 142 persone, tra tombaroli e acquirenti, inoltre sono stati emessi circa un centinaio di provvedimenti di perquisizione. L’operazione, che si chiama “Artemide”, ha avuto inizio con le indagini per il furto di una piccola porzione di affresco dalla casa di Nettuno a Pompei e “punta alla disarticolazione di un gruppo strutturato, operante nell’intera Italia meridionale –spiegano gli investigatori – dedito agli scavi clandestini, alla ricettazione e all’illecita commercializzazione di beni culturali”.
Le perquisizioni, effettuate da Caltanisetta a Pordenone e in decine di piccole città, hanno permesso agli uomini delle forze dell’ordine di sequestrare oltre 2000 reperti, tra cui anfore, vasi a figure rosse, frammenti architettonici e monete italiche. Inoltre durante le indagini sono stati sequestrati anche un metal detector e utensili per la ricerca e lo scavo clandestino. Durante l’operazione è emerso che alcuni dei tombaroli finiti nel mirino dei carabinieri erano collegati a un clan della camorra, tuttavia secondo quanto si è appreso, il traffico non è riconducibile ad un’organizzazione criminale, ma era gestito individualmente dai ricercatori clandestini.
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