Il primo passo della riforma dell’assistenza delle persone anziane non autosufficienti

L’intervista di Interris.it al coordinatore del Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza Cristiano Gori

Sul finire della XVIII legislatura, in uno degli ultimi Consigli dei ministri del governo Draghi  è arrivata l’approvazione del disegno di legge delega in materia di assistenza alle persone anziane non autosufficienti, oltre tre milioni e mezzo di persone nel nostro Paese – attualmente il 5% della popolazione –  che probabilmente arriveranno a raddoppiare da qui a otto anni. Platea interessata dal testo si allarga se si considerano gli altri soggetti che attendono questa riforma, cioè famigliari e operatori del settore. Anziane e anziani che sono spesso proprio i nostri nonni e nonne che hanno bisogno di essere assistiti nella loro quotidianità. Quello compiuto a Palazzo Chigi è quindi il primo passo di un percorso, atteso da anni, in direzione di un welfare più vicino alle persone e alle famiglie che passi attraverso la semplificazione, il potenziamento e l’integrazione dei servizi. “Una norma di legge con cui non solo per la prima volta si afferma il valore sociale, economico e culturale della stagione di vita anziana, ma che prevede azioni per la promozione dell’invecchiamento attivo, per rafforzare i Leps (Livelli essenziali per le prestazione sociali, ndr) per gli anziani non autosufficienti, per dare sostegno e assistenza alle famiglie che se ne prendono cura”, così l’ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Andrea Orlando, “una occasione di progresso civile per il nostro Paese e una priorità per l’agenda politica”.

Il disegno complessivo

Quello che è stato approvato è lo scheletro di una delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) alla voce Missione 5 Componente 2 “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore”. La legge delega dovrà poi essere approvata dal Parlamento entro marzo del prossimo anno, mentre i decreti delegati entro marzo 2024. “Siamo all’inizio, un disegno legge delega imposta un disegno complessivo”, dice a Interris.it Cristiano Gori, professore universitario e coordinatore del Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza. Una realtà che con alcune delle sue proposte ha partecipato alla formazione di questa legge delega e raggruppa 52 organizzazioni impegnate nell’assistenza dell’anzianità. “Un tema complesso come questo non si può che affrontare raccogliendo i diversi punti di vista”, spiega Gori, “quello delle associazioni dei famigliari, degli enti gestori, delle categorie professionali, dei sindacati dei pensionati”.

Novità

Una delle novità di questa legge delega è l’istituzione del Sistema nazionale anziani non autosufficienti (Snaa), responsabile della programmazione integrata e del monitoraggio dell’insieme degli interventi per la non autosufficienza ad ogni livello di governo, quello dello Stato, della Regione e del Comune. Un passo avanti, spiega il coordinatore, viene fatto con la riduzione delle valutazioni delle condizioni degli anziani, che scendono così a due: una valutazione statale unica collegata alle unità valutative regionali e anche con “migliori strumenti valutativi”. Inoltre, continua Gori, “ci sarà una programmazione degli interventi per la non autosufficienza in grado di dare risposte unitarie più appropriate”. Sul piano della riforma della domiciliarità, questa “deve essere integrata tra il Comune e l’Azienda sanitaria locale e deve essere della durata opportuna in base al tipo di assistenza di cui necessita la persona che usufruisce di tali servizi”, continua Gori. Un terzo punto è la riforma dell’indennità di accompagnamento, misura ferma al 1980, con l’introduzione – “anche in via sperimentale e progressiva”, riporta il testo della legge – di una prestazione universale per la non autosufficienza, un ammontare graduato in base al fabbisogno assistenziale, in alternativa all’accompagnamento. Cuore della proposta, la scelta tra l’erogazione del contributo senza vincoli d’uso e la prestazione dei servizi assistenziali, che si tratti di badanti regolari od operatori organizzati.

Altri interventi

Nel complesso degli interventi di questo disegno di legge delega, emerge  una linea di riforma – a cui poi dovranno seguire i fondi – per alcuni interventi come quelli nell’ambito della tutela delle persone con disabilità pregresse che diventano anziane, in modo da assicurare loro la continuità del percorso assistenziale, con la possibilità, riporta il testo della legge, sia di “accedere a servizi e attività specifici per la loro pregressa condizione di disabilità, anche oltre il 65esimo anno di età” – con espresso divieto di esclusione o espulsione in base a qualsivoglia limite di età, che di poter usufruire, su richiesta, d quegli interventi e di quelle prestazioni “specificamente previste per le persone anziane e delle persone anziane non autosufficienti” senza la necessità di richiedere “l’attivazione di un nuovo percorso di accertamento della non autosufficienza”. Un altro è quello che riguarda i caregiver familiari – ruolo spesso ricoperto dalle donne della famiglia, in veste di madre, di moglie o di figlia – , figure fondamentali in questi contesti sulle cui spalle grave un lavoro di cura del peso non indifferente, che ha spesso un impatto sulla vita personale e lavorativa del soggetto in questione. Nel disegno di legge delega si parla infatti di sostenere per quanto possibile un “processo di progressivo ed equilibrato miglioramento delle condizioni di vita individuali”, di valutare anche i specifici bisogno di supporto dei caregiver, anche di tipo psicologico, di revisionare e ridefinire le tutele previdenziali, assicurative e gli strumenti per l’inserimento lavorativo , oltre a pensare a forme integrate di sostegno “al fine di evitare che dall’impegno assistenziale possa derivare un pregiudizio alla vita lavorativa, al completamento di percorsi di studio e formazione, nonché all’esercizio delle responsabilità genitoriali e educative nei confronti dei figli minori di età”.

I “punti deboli”

Tra le criticità rilevate da Gori ci sono la mancanza di “una strategia per definire la qualità del servizi residenziali, per via di standard diversi da regione a regione” e di una per “far emergere le assistenti familiari in nero, formarle nelle loro competenze professionali e assistere le famiglie nel rapporto con queste figure”. E in conclusione, il coordinatore del Patto per la non autosufficienza ricorda le tempistiche scadenze: “Questa è  la prima approvazione del testo, ora il nuovo Parlamento dovrà discuterlo e approvare definitivamente la legge delega entro il marzo 2023, mentre i decreti delegati dovranno essere predisposti dal governo entro marzo 2024. In questa periodo occorrerà operare un affinamento tecnico e delle aree strategiche complesse”.