Papa Francesco nella sua nuova enciclica sociale “Fratelli tutti”, in questo periodo di pandemia che da una parte ci fa essere sospettosi nei confronti degli altri visti come possibili untori, ma d’altra parte ci fa prendere coscienza che siamo tutti sulla “stessa barca”, affronta il tema della fraternità universale. In modo significativo ha voluto firmare il nuovo documento alla tomba di san Francesco, “santo dell’amore fraterno, della semplicità e della gioia” (n.2), a cui si è ispirato. È interessante come nell’enciclica venga citato Win Wenders il regista del film Papa Francesco. Un uomo di parola. La speranza è un messaggio universale, che dice di san Francesco: “Ha ascoltato la voce del povero, ha ascoltato la voce del malato, ha ascoltato la voce della natura. E tutto questo lo trasforma in uno stile di vita” (n.48).
Nell’enciclica viene recuperata la parola chiave della fraternità di origine evangelica, rilanciata dal Francescanesimo, che la Rivoluzione Francese aveva emblematicamente indicato nella sua triade, ma aveva progressivamente dimenticato perché aveva come debole fondamento un lontano “essere supremo” e una pallida e astratta “dea ragione” La categoria della fraternità costituisce il complemento e l’esaltazione del principio di solidarietà. Infatti mentre la solidarietà è il principio di organizzazione sociale che consente ai diseguali di diventare eguali, il principio di fraternità è quel principio che consente a persone che sono eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali di essere diversi.
Mentre la società fraterna è anche una società solidale, non è necessariamente vero il contrario. Non è capace di futuro la società in cui si dissolve il principio di fraternità , Papa Francesco denuncia le ombre di un mondo chiuso che esclude l’altro provocando confusione e solitudine. A partire dalla parabola evangelica del Buon samaritano invita gli uomini e le donne alla fratellanza universale, per la costruzione di un mondo aperto al mondo intero senza muri, senza esclusi, senza estranei. Solo a partire da persone con un cuore aperto è possibile vivere un’amicizia sociale caratterizzata dalla cultura dell’incontro, della solidarietà, della gratuità.
Un mondo aperto esige una migliore politica con la gente e per la gente, orientata al bene comune universale, esercitata da uomini e donne che, con amore politico, integrano l’economia in un progetto sociale, culturale e popolare. La fraternità fra persone diverse si basa sul dialogo che rispetta e ricerca la verità, è compagna inseparabile della giustizia e della misericordia , è indispensabile per sanare i conflitti, perdonare senza dimenticare e ristabilire la pace”. Il regista Win Wenders afferma “le differenze sono creative, creano tensione e nella risoluzione di una tensione consiste il progresso dell’umanità” (n.203). Il tema della fraternità universale fra gli esponenti delle varie religioni è già presente documenti del Concilio Vaticano II.
Nella Gaudium et spes si afferma: “La Chiesa si rallegra dello spirito di vera fratellanza che fiorisce tra cristiani e non cristiani” (Gs 84), e si auspica che “tutti gli uomini del nostro tempo – sia quelli che credono in Dio, sia quelli che esplicitamente non lo riconoscono – aspirino a una fratellanza universale poggiata su fondamenti più profondi “(GS 91). E nella Dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, il Concilio si era espresso con parole simili: «Non possiamo invocare Dio come Padre di tutti gli uomini, se ci rifiutiamo di comportarci da fratelli verso alcuni tra gli uomini che sono creati ad immagine di Dio» (NA 5).
Il Cristianesimo, con l’affermazione originale di un Dio “papà” e di una “mamma” chiamata Maria aiuta tutti gli uomini a riconoscersi figli di uno stesso Padre e membri della stessa famiglia umana. Anche se i mussulmani non chiamano Dio con il nome di “Padre”, perché il termine appare loro troppo umano, hanno aderito al “Documento sulla Fratellanza Umana” sottoscritto ad Abu Dhabi, 4 febbraio 2019, fondata sul Dio creatore che ha chiamato gli uomini “a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace”.
Le varie religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana chiamata ad essere figlia o figlio di Dio, sono al servizio della diffusione della fraternità nel mondo, condannano l’estremismo e l’intolleranza a sfondo religioso, non incitano alla guerra, non sollecitano sentimenti di odio, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. La lettera enciclica di Papa Francesco è rivolta non solo ai cattolici ma anche agli esponenti di tutte le religioni, ai non credenti e alle persone di buona volontà, che sono invitati al dialogo come via maestra verso una cultura di pace, fondata sulla fratellanza universale e sulla fratellanza cosmica, presente nel Cantico delle Creature di San Francesco. Papa Francesco si è ispirato oltre che al Poverello di Assisi anche nella testimonianza del beato Charles de Foucauld, che voleva essere “fratello universale”.
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