La mente “cavalletta”: disattenzione, superficialità e stress

La definizione proviene dal pedagogista Seymour Papert che ha utilizzato la locuzione “grasshopper mind” (mente da cavalletta), per sottolineare il comportamento convulso che i giovani pongono in essere

La “mente cavalletta” consiste nell’atteggiamento, diffuso nel mondo contemporaneo, a livello mondiale, di “saltare” a intermittenza, da un’informazione a un’altra, in modo spasmodico, con la conseguenza di non fissare alcun concetto.

La velocità e la volatilità delle informazioni, inducono il cervello a concentrarsi sempre di meno e a costruire una conoscenza discontinua. L’illusione è di dominare una grande fetta del sapere ma ciò che si consolida come vera conoscenza è davvero poco, il resto è effimera superficialità. Il fenomeno colpisce tutti, in particolare i giovani, così legati ai vorticosi social, espressione del web più schizofrenico e vacuo.

La definizione proviene dal pedagogista Seymour Papert che ha utilizzato la locuzione “grasshopper mind” (mente da cavalletta), per sottolineare il comportamento convulso che i giovani pongono in essere, saltando da un compito all’altro.

I primi decisi sentori, di questo fenomeno di disattenzione, si ebbero negli anni ‘80 del secolo scorso, con l’apparizione del telecomando. Questo aggeggio rivoluzionario, fu il primo vagito della mente cavalletta poiché consentiva di scegliere più contenuti in pochissimi secondi, selezionando all’infinito con maggiore difficoltà a capire ciò che davvero interessasse. Cambiare era sinonimo di indipendenza e libertà. Si alternava a oltranza e spasmodicamente, senza ottenere nulla, perdendo di vista i contenuti che, in altre modalità più adeguate, sarebbero stati apprezzati.

Gli smartphone, il pc, il web e i social di oggi, sono degli strumenti che incidono continuamente nella vita quotidiana e interrompono, al solo sentire del bip, qualsiasi attività. Il loro ruolo, dunque, è notevole, continuo e ha ridotto i tempi e la capacità di concentrazione. In precedenza, era la tv a svolgere questo compito di disturbo, tanto da essere vietata, da molti genitori, durante l’esecuzione dei compiti da parte dei propri figli. Gli strumenti distrattivi cambiano e acquisiscono sempre maggior peso; di fondo, tuttavia, occorre rimarcare la predisposizione dell’individuo a lasciarsi incantare da tali sirene.

L’essere umano tende a esser sollecitato in continuazione e approfitta di ogni stimolo, visivo, uditivo, sensoriale, per dedicarsi a nuove attività. Un mondo più martellante e ricco di opportunità produce notevole curiosità in ogni minima manifestazione. La curiosità, a sua volta, è il motore principale della creatività e rappresenta, quindi, un elemento di crescita; diviene patologica quando è eccessiva e l’impulso nuovo schiaccia quello precedente senza lasciar nulla di sedimentato nella mente. La chiave è la seguente: se l’impatto degli stimoli è eccessivo e non consente la memorizzazione né la valutazione critica ma si manifesta in una volatilità di dati superficiali, il contributo culturale è prossimo allo zero e non consente alcun progresso. Un vecchio adagio recita “Chi troppo vuole nulla stringe”.

Gli input sensoriali del nostro tempo arrivano a velocità maggiori rispetto al passato, a causa della tecnologia sempre più repentina e in continuo movimento. Anche i media tradizionali, come la televisione, hanno aumentato i ritmi di trasmissione delle immagini e dei suoni. Tali velocità estreme non consentono un adeguato apprendimento né una corretta sedimentazione dell’informazione a livello cerebrale, con il risultato di una conoscenza puramente superficiale.

L’esistenza pone in essere una prima conoscenza, del sé e del mondo esterno che, da meccanica, individualistica e semplicistica, con il tempo si costruisce nell’interazione sociale, si sviluppa e si rende organica e solidale. La pressione estrema del salto cognitivo e della socialità surrogata dai social, pongono a serio rischio una corretta costruzione della personalità.

Sant’Agostino affermò “Tu hai stabilito, come giustizia vuole, che ogni moto disordinato dell’animo sia castigo a se stesso”.

Lisa Iotti, giornalista, è l’autrice del volume “8 secondi” (sottotitolo “Viaggio nell’era della distrazione”), pubblicato da “Il Saggiatore” nell’ottobre del 2020. Si tratta di un approfondimento sulle cause che producono distrazione e che interrompono la concentrazione; in particolare, si rileva il prepotente ruolo di interferenza degli smartphone e la loro capacità di uncinamento, a cui contrapporre un vero e proprio lavoro di disintossicazione.

Lo stress, le ansie, l’eccessiva stanchezza (fisica e psichica), possono avere ripercussioni cerebrali, in particolare nell’ippocampo, impedendo un corretto funzionamento della memoria e riducendo le capacità di attenzione e di concentrazione.

Per poter affrontare un minimo di atteggiamento da cavalletta, conservando le informazioni ricevute, la mente dovrebbe essere lucida e riposata. Tale condizione, nel mondo frenetico contemporaneo, frutto di molteplici impegni e riposo non adeguato, è piuttosto difficile.

L’area cerebrale dedicata alla concentrazione e alla personalità è la corteccia prefrontale, la parte anteriore del lobo frontale, il “sistema esecutivo” che permette il pensiero, l’elaborazione cognitiva e la pianificazione.

È interessante soffermarsi sulle “caratteristiche tecniche” del cervello. Ralph dte, “blog tecnologico creativo”, riporta, al link https://www.ralph-dte.eu/tag/numeri-del-cervello/, alcuni numeri riguardanti un cervello medio. Si legge “Massa: 1,35 kg ovvero, mediamente, il 2% della massa corporea-Volume: 1,7 litri-Lunghezza: 167 millimetri-Larghezza: 140 millimetri-Altezza: 93 millimetri-Quantità di Neuroni: 86.000.000.000-Diametro dei Neuroni: 4-100 Micron […] Numero di Sinapsi: >150.000.000.000.000-Rapporto materia grigia / materia bianca nella corteccia: 1:1,3-Rapporto Neuroni/Cellule gliali: 1:1-Numero di Neuroni nella corteccia cerebrale (donne): 19.300.000.000-Numero di Neuroni nella corteccia cerebrale (uomini): 22.800.000.000-Perdita di Neuroni della corteccia: 85.000 al giorno-Lunghezza totale delle fibre mielinate: 150.000 chilometri-Superficie totale della corteccia cerebrale: 2500 centimetri quadrati-Numero di Neuroni della corteccia cerebrale: 10.000.000.000-Numero di Sinapsi della corteccia cerebrale: 60.000.000.000.000-Strati della corteccia cerebrale: 6-Spessore della corteccia cerebrale: 1,5-4,5 millimetri-Volume del liquido cerebrospinale: 120-160 millilitri-pH del liquido cerebrospinale: 7,33-Numero di nervi cranici: 12-Flusso sanguigno: 750 millilitri/secondo-Consumo di ossigeno: 3,3 millilitri/minuto-Consumo energetico: >12,6 Wh-Velocità massima degli impulsi elettrici: 720 km/h-Temperatura operativa: 36-38°C”.

In alcuni casi, si considera l’espressione “mente cavalletta” come un sinonimo di “multitasking”. In realtà, vi è una sottile differenza: con il multitasking (termine mutuato dall’informatica), la persona esegue più compiti nello stesso momento (a esempio conversa al telefono e pulisce la casa); la cavalletta, invece, tende a svolgere le attività in rapida sequenza più che in contemporanea.

Il troppo interesse per tutto, finisce per concretizzarsi in un disinteresse totale, in un fugace affacciarsi su tematiche sempre diverse, con la difficoltà e l’inutilità di conservarle. Il mito del mondo dinamico lascia indietro tutti, giovani e adulti. Si tende a pensare, infatti, che di questa dipendenza tecnologica ne siano schiavi solo i ragazzi ma, in realtà, anche gli adulti sono ormai coinvolti in tale corsa sfrenata.

Le ripercussioni cognitive colpiscono prevalentemente i bambini, impegnati nella costruzione delle loro metodologie di apprendimento; gli adulti rischiano una regressione. Si cambia, ci si stufa facilmente, nel mantra del “tutto e subito”. Si concede poca importanza a tutto poiché attratti, facilmente, da nuove sensazioni. Nell’iper-relativismo, si celebra il “carpe diem” estremo e si dimostra difficoltà ad apprezzare il singolo momento. Il tempo non è galantuomo, è schizofrenico, relativo e ingannevole, la mente vi saltella ipnotizzata.

La corsa irrefrenabile lascia indietro chiunque, non fa sconti, come competizione sempre più pesante. Le cavallette saltano e corrono disordinatamente, senza più la capacità critica di un tempo. Si sentono forti, al passo, padroni di tempo e spazio ma, lentamente, costruiscono le proprie barriere di vuoto: esseri più soli, avulsi ed estranei fra loro.