Giovagnoli (Unicatt): “Trasmettere alle giovani generazioni la memoria della Shoah”

L'intervista di Interris.it allo storico Agostino Giovagnoli in occasione della Giornata della Memoria

Il campo di concentramento di Auschwitz

L’Olocausto ha rappresentato la persecuzione e l’uccisione sistematica di sei milioni di ebrei da parte del regime nazista tedesco e dei suoi collaboratori. In particolare, il periodo dell’Olocausto va dal 1933 al 1945 ed ha avuto inizio nel gennaio 1933 quando Adolf Hitler e il partito nazionalsocialista sono saliti al potere in Germania e ha avuto fine nel maggio 1945, quando gli Alleati hanno sconfitto la Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale. A volte, l’Olocausto è anche indicato come “la Shoah”, ossia la parola ebraica che sta per “catastrofe”.

La Giornata della Memoria

Il 27 gennaio è la data scelta dall’Assemblea generale dell’Onu per la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah”, istituita il 1° novembre 2005 con la Risoluzione 60/7.  Ricorrevano all’epoca i sessant’anni anni dalla liberazione dei campi di concentramento. Interris.it, in merito all’importanza ed al significato di questa ricorrenza, ha intervistato il professor Agostino Giovagnoli, docente ordinario di Storia contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore ed autore di molteplici pubblicazioni.

L’intervista

Perché la Giornata della Memoria si celebra il 27 gennaio? Che evento storico si ricorda in quella data?

“Il 27 gennaio 1945, le truppe sovietiche, sono giunte nel campo di concentramento di Auschwitz e hanno liberato i prigionieri che erano sopravvissuti. E’ noto per essere stato un campo di sterminio dove molti ebrei e non solo, provenienti da tutta l’Europa, sono stati uccisi in questo luogo di morte”.

La liberazione di Auschwitz

Qual è il significato più profondo della Giornata della Memoria dal punto di vista storico e culturale?

“Questa giornata è molto importante. Ricorda la Shoah, che è stata un fatto unico nella storia, ossia la persecuzione e lo sterminio degli ebrei in Europa, che ha portato alla morte di circa sei milioni di loro. Tale evento, si è verificato nel cuore dell’Europa moderna, civilizzata e cristiana: ha avuto il suo epicentro in Germania, ma molti altri paesi europei, compresa l’Italia, hanno collaborato. Dunque, è molto importante ricordare perché, tutti dobbiamo avere presente questa grande colpa che non è solamente del popolo tedesco. Dobbiamo trasmettere alle giovani generazioni tale memoria perché è sempre possibile che qualcosa di simile accada di nuovo. Non è soltanto celebrazione di un evento passato, ma anche ammonimento per ciascuno di noi. La Shoah non è accaduta all’improvviso, ma è stata preparata da una serie di azioni discriminatorie nei confronti degli ebrei, a cui ha fatto seguito la loro separazione dagli altri, la segregazione finché sono diventati invisibili e, a quel punto, è stato possibile allontanarli fisicamente e addirittura ucciderli. Questo processo ha coinvolto milioni di persone, non soltanto Hitler, Mussolini e i loro rispettivi collaboratori, ma c’è stata una complicità più ampia che ha coinvolto moltissimi strati della società. Non si deve però dimenticare l’importanza dei giusti che hanno anche dato la loro vita per salvare un ebreo o un’ebrea”.

In che modo, secondo lei, si dovrebbe tenere viva la memoria della Shoah, soprattutto tra i più giovani?

Segre
La senatrice Liliana Segre

“La memoria della Shoah deve essere ricordata innanzitutto attraverso i libri di scuola, l’insegnamento dei professori e le cerimonie pubbliche che si fanno in queste occasioni. Tutto ciò però non basta. Non si deve trasmettere soltanto un’informazione o una nozione storica, anche se questo è molto importante e costituisce la base. Occorre anche toccare il cuore di chi, essendo più giovane, non ha vissuto gli eventi, non ne ha sentito parlare o, di coloro che, ancora peggio, ne hanno sentito parlare e sono rimasti indifferenti, se non addirittura infastiditi o annoiati. La senatrice Liliana Segre ha lanciato un appello ricordando il rischio che si corre, divenendo indifferenti o refrattari alla memoria. Naturalmente, in questi anni, è stata molto importante la presenza dei testimoni che, come la senatrice Segre, hanno vissuto direttamente questa tragedia. Lei era giovanissima ed è stata l’unica della sua famiglia a tornare. Queste testimonianze sono preziose e toccanti. Oggi, purtroppo, le testimonianze dirette stanno venendo meno ed è quindi necessario moltiplicare gli sforzi per ricordare ciò che è successo, ma soprattutto le persone e l’umanità di coloro che hanno sofferto, insomma le vittime di questa vicenda. È perciò molto importante filmare e raccogliere le loro testimonianze per trasmetterle alle giovani generazioni. Bisogna inoltre curare i luoghi dove sono avvenute le deportazioni, ad esempio il ghetto di Roma, dove il 16 ottobre sono stati radunati e poi deportati gli ebrei, oppure il Memoriale della Shoah sotto la stazione centrale di Milano, da dove partivano gli ebrei milanesi per le deportazioni. Questi luoghi aiutano a rivivere la tragedia di coloro che sono stati deportati ottant’anni fa.  Ma conta soprattutto la volontà di tutta la società e delle istituzioni di tenere sempre alta la guardia contro ogni forma di antisemitismo”.