Giovagnoli: “La nostra Costituzione è longeva, attuale e ancora valida”

In occasione della Festa della Repubblica, l’intervista di Interris.it allo storico e docente universitario alla Cattolica di Milano Agostino Giovagnoli

A sinistra il prof. Agostino Giovagnoli. Immagine da lui concessa. A destra, la bandiera italiana. Foto: Michele Bitetto su Unsplash

La Repubblica italiana compie 77 anni. Ritrovata la libertà dopo una dittatura ventennale e una guerra mondiale, il 2 giugno 1946 nel nostro Paese si svolse un referendum sulla forma istituzionale dello Stato, cioè la scelta tra la monarchia e la repubblica, che premiò quest’ultima. Furono le prima elezioni libere a suffragio universale maschile e femminile, per la prima volta nella nostra storia votarono anche le donne. In quella data inoltre si procedette all’elezione di un’Assemblea costituente incaricata di scrivere la nuova carta costituzionale. L’affluenza alle urne fu altissima, dei 28 milioni di aventi diritto al voto espressero la propria preferenza quasi 25 milioni (89%). La maggioranza, oltre 12 milioni, scelsero la forma repubblicana. Un paio di settimane dopo, il 18 giugno 1946, la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica Italiana. Pochi giorni dopo, il 25 giugno, iniziarono i lavori della Costi­tuente e l’1 gennaio 1948, settantacinque anni fa, entrò in vigore la Costituzione italiana.

L’intervista

In occasione della Festa della Repubblica, istituita nel 1949, Interris.it ha intervistato lo storico e professore ordinario presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano Agostino Giovagnoli.

Il 2 giugno gli italiani ritornavano al voto dopo un ventennio. Qual era il contesto dell’Italia del dopoguerra e quale valore assumeva quindi questa occasione?

“I segni della guerra, la distruzione fisica e materiale, la memoria di tante vittime, le rovine morali, spirituali e affettive, erano ancora visibili. Il sentimento del rifiuto del conflitto a cui il fascismo aveva portato era condiviso e l’Italia era unita da un forte spirito di ricostruzione, trasversale ai campi politici e ideologici. Così gli italiani sono andati massicciamente alle urne, avevano chiaro che era ora di voltare pagina dal fascismo. E’ stata una grande affermazione del ritorno a una politica pluralista e democratica dopo venti anni sotto la dittatura di un unico partito, votare significava la possibilità di una liberazione nella vita quotidiana.”.

Quali sono basi sulle quali, nel nostro Paese, è stata fondata la repubblica?

“Su valori condivisi da tutti i partiti. Il termine latino ‘res publica’ significa ‘cosa pubblica’, per cui adottare il sistema repubblicano vuole dire che le istituzioni, lo Stato, la vita civile, sono di tutti i cittadini e non più una proprietà di famiglia dei Savoia. Un altro grande fondamento è l’antifascismo, nato contro la logica di parte, come rifiuto del potere di un solo partito, come tutela delle persone nei confronti dello Stato, per l’inclusione di tutti contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza”.

La nascita della Repubblica coincide ormai col il volto iconico di Anna Iberti, la ragazza sorridente nello scatto finito sulla copertina della rivista “Tempo”. Il 2 giugno fu la prima volta per le donne al voto in Italia, quale fu il loro contributo?

“E’ stato fondamentale. In Italia il voto delle donne arriva tardi perché il fascismo aveva anche un senso maschilista, di superiorità dell’uomo sulla donna. Il diritto di voto alle donne è stato molto importante, dato che c’erano molte resistenze e pregiudizi che sono smentiti sia allora che in seguito. Le donne hanno votato con saggezza, garantendo la democrazia nel nostro Paese, e la loro partecipazione alla vita pubblica è stato anche elemento di crescita. Inoltre 21 donne hanno fatto parte dell’Assemblea costituente”.

Qual è l’eredità di questa data che ci può guidare ancora nel presente e nel futuro?

“Il 2 giugno è ancora attuale perché rappresenta l’assunzione di responsabilità da parte di tutti. La vita pubblica deve essere partecipata. Accanto a questo, segna l’inizio di un percorso democratico che si è basato non sulla lotta contro il nemico, bensì sulla condivisione di valori e di istituzioni comuni. La repubblica è di tutti e non può spaccarsi in gruppi violentemente antagonisti né diventare occupazione del potere da parte di un solo gruppo”.

Quest’anno è anche il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, l’1 gennaio 1948. Quanto è attuale ancora oggi la nostra Carta?  

“Dopo tre quarti di secolo abbiamo ancora la Costituzione entrata in vigore all’epoca, questo è importante perché vuol dire che è longeva. I padri costituenti hanno scritto una carta che ancora è valida e funziona. E’ vero che in parte non è stata ancora attuata, ma ha avuto una funzione di stimolo nei confronti della politica spingendola ad affrontare i problemi, ad aggiornarsi, ad applicare i principi di libertà e di inclusione – basti pensare all’importanza di articoli come il 3 e l’11. La sua longevità e la sua attualità sono i dati più importanti da sottolineare, la nostra Carta costituzionale rappresenta ancora anche oggi spinta a migliorarci”.