“Oggi il numero dei contagiati da Covid 19 è sotto gli occhi di tutti, ma soprattutto lo è sotto gli occhi di chi di noi è presente nei paesi impoveriti, in quelle che definiamo periferie del mondo. Siamo molto preoccupati per il futuro perché sono già oggi evidenti le ripercussioni sulla fame e la povertà ed immaginiamo le ricadute che ci saranno non solo per quanto riguarda l’aspetto economico ma anche sul piano sociale – sono le parole di Gianfranco Cattai, presidente di Focsiv -. Grazie al lavoro e grazie all’impegno di ciascuno, compresi i poveri, dobbiamo proporci per assicurare il pane quotidiano per i nostri figli ovunque essi siano. L’unico modo per alimentare un futuro di speranza – continua Cattai – è quello di garantire da oggi il pane quotidiano e la consapevolezza di essere un’unica grande comunità mondiale ci deve far impegnare ovunque nel mondo. “Ci si salva tutti insieme oppure non ci si salva” come dice Papa Francesco. Da questo punto di vista è stato importante unire le forze tra Caritas e Focsiv mettendo al centro l’uomo, dimostrando unità rispetto ai nostri territori e alle comunità che siano al Nord o al Sud del mondo per cogliere l’opportunità di essere sempre di più costruttori di speranza e futuro, costruttori di uno sviluppo sostenibile”.
Nell’audio l’intervento di Gianfranco Cattai
I numeri della pandemia continuano a crescere e nel mondo
Sono oltre 62,5 milioni i casi confermati con quasi 1,5 milioni di morti. I fenomeni che stiamo vivendo, la diffusione della pandemia, la riduzione della biodiversità, ma anche il cambiamento climatico ci mostrano un dato di fatto inoppugnabile: siamo tutti sulla stessa barca. Tutti possiamo essere colpiti. Tutti siamo in pericolo, essendo noi stessi cause di questo pericolo. Eppure l’impatto del virus produce conseguenze medico-sanitarie, ma anche psicologiche, sociali, economiche e politiche, amplificate purtroppo per le persone, le famiglie, i gruppi sociali, i Paesi più fragili e più poveri. Offrire una risposta rapida ed efficace, garantendo nel contempo che l’assistenza necessaria raggiunga i più bisognosi, è fondamentale. Chi vive nella povertà, è povero di tutto, anche di farmaci e la sua salute è più vulnerabile. La priorità deve essere quella di adottare le misure adeguate che garantiscano a tutti l’accesso ai vaccini contro il Coronavirus e alle tecnologie essenziali necessarie per assistere i malati. Se proprio bisogna privilegiare qualcuno, questi dovrebbero essere i più poveri.
La “selezione sociale” della pandemia
Al di là delle cure sperimentali costosissime che restano appannaggio dei più ricchi, anche per l’accesso alle cure ordinarie in molti paesi del mondo si verifica una vera e propria “selezione sociale”. Negli Stati Uniti, in città come Chicago, gli afroamericani rappresentano solo il 30% della popolazione, ma costituiscono invece più del 50% dei casi di contagio e circa il 70% dei decessi per il COVID-19. Senza contare le conseguenze sulla salute mentale, già visibili su coloro che appartengono ai gruppi sociali più colpiti dalle conseguenze socio-economiche della pandemia.
Quanto si è osservato negli Stati Uniti si riproduce nei paesi del “sud globale”, dove, accanto a una maggiore incertezza sulle stime quantitative vi è la preoccupazione per i sistemi sanitari e di protezione oggettivamente più fragili, spesso con carenza di respiratori, di ossigeno, di personale. Milioni di famiglie povere e impoverite oltre ad essere più esposte al rischio di contagio, in questa emergenza, rischiano di rimanere senza cure e medicine per mancanza di soldi, oppure non accedono più ad alcuni servizi. Secondo uno studio dell’OMS, la pandemia sta causando una crisi massiccia dei servizi di salute mentale, neurologica e di cura delle dipendenze da sostanze, fino, in molti casi, alla completa interruzione dei servizi. I motivi di questa crisi sono da ricercarsi nel numero insufficiente o del reimpiego di operatori sanitari in servizi collegati alla risposta COVID-19, ad esempio l’uso di strutture per la salute mentale come strutture di quarantena o di trattamento per il virus oppure la fornitura insufficiente dei dispositivi di protezione individuale.
Nell’audio l’intervento di Don Francesco Soddu
“Bisogna pregare tutti insieme”
“La pandemia sta mettendo tutti a dura prova, ogni uomo o donna necessita di una mano tesa. Ci ha fatto sentire vulnerabili e smarriti. Ha causato un ulteriore aumento delle disuguaglianze e per tanto è necessario unire le forze e le preghiere perché Dio fermi questa tragedia e fermi anche molte altre pandemie come quelle della fame, della guerra, dei bambini senza educazione – ha aggiunto Don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana -. Tutti sperimentiamo la necessità e comprendiamo che possiamo essere portatori di speranza per gli altri. Come sempre dunque una realtà in crisi può contribuire dunque con la grazia di Dio e l’impegno degli uomini ad un’occasione di crescita perché il bambino di Bethlemme contemplato dai pastori è il salvatore di tutti. Come ci dice Papa Francesco dobbiamo pregare insieme, insieme per amore degli ultimi. Con la campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” Caritas ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica per una cultura della solidarietà per dare risposte concrete a più persone”.
Il messaggio di Papa Francesco
Lo stesso Papa Francesco ha esortato nei mesi scorsi a “globalizzare la cura, cioè la possibilità di accesso a quei farmaci che potrebbero salvare tante vite per tutte le popolazioni”, sottolineando che “per fare questo c’è bisogno di uno sforzo comune, di una convergenza che coinvolga tutti”. La barca dell’Umanità sarà in grado di far questo? Una risposta dobbiamo cercarla tutti insieme, altrimenti non c’è futuro.