Farabollini: “Ecco perché l’area del Mediterraneo è così sismica”

Il prof. Piero Farabollini ha spiegato ad Interris.it perché il Mediterraneo è teatro di frequenti scosse di terremoto 

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Foto di Carl Campbell su Unsplash A destra Piero Farabollini

Ancora una volta il cuore del Mediterraneo è stato colpito e ferito da un terremoto che ha spazzato via molte vite, edifici e tanti ricordi. Il sisma in Marocco di magnitudo 6.8 è stato individuato nella zona dell’Atlante, a 72 km a sud-ovest di Marrakech e a 320 km dalla capitale Rabat, ad una profondità di 18 km. La terra ha tremato più volte e una seconda scossa di assestamento di magnitudo 4.8 è stata registrata 20 minuti dopo e ne sono seguite altre due del 3.3 e del 3.4.

L’intervista

Quello in Marocco è uno dei tanti terremoti che hanno colpito recentemente il Mediterraneo e per questo Interris.it ha intervistato Piero Farabollini, professore di geomorfologia dell’università di Camerino.

Prof. Farabollini, che cosa sta accadendo nel Mediterraneo?

“Si tratta di eventi sismici connessi con la geodinamica della Terra che è un pianeta vivo ed è scisso in placche terrestri. Queste suddivisioni sono collegate con la frattura della crosta terrestre, ovvero con le faglie che possono provocare dei terremoti di magnitudo più o meno elevato. Nel caso del Marocco il terremoto è stato provocato dalla placca africana che ha spinto quella asia-adriatica. Più sono lunghe e più possiamo avere terremoti di magnitudo di alta intensità. Nel caso del terremoto in Turchia di magnitudo 7.8 la faglia interessata era lunga centinaia di chilometri, mentre nel caso di quello nell’Appennino di magnitudo 6.5 è stato generato da una faglia lunga una decina di chilometri.”

Il Mediterraneo è a rischio?

“Sì e lo è tutto perché è attraversato da una linea di placca che a lungo andare, nel giro di centinaia di milioni di anni, con il suo movimento tenderà a chiudere l’Adriatico e ad aprire il Mediterraneo. Questo fa sì che ci dobbiamo aspettare altri eventi sismici e in Italia a partire dal Friuli fino ad arrivare in Sicilia la situazione è ben conosciuta e monitorata in quanto le magnitudo che possono manifestarsi possono essere anche molto elevate, fino a 8.0.”

La vivacità della terra ha anche degli aspetti positivi?

“Sicuramente sì perché vuol dire che il nostro pianeta è in continuo cambiamento e rappresenta una vera e propria esplosione di vita. Ciò significa che la stessa diversità dei paesaggi, dei climi e delle situazioni morfologiche paesaggistiche comportano una biodiversità. Inoltre, questa vita porta a una serie di terremoti di magnitudo più bassa, percepibili solo con gli strumenti adeguati, che scaricano l’energia un pò alla volta, impedendo che venga rilasciata tutta insieme con un terremoto violento.”

Come si dovrebbe intervenire?

“Da un punto di vista dell’aspetto fisico siamo in grado di dire quali sono le aree più a rischio. Sappiamo inoltre prevedere la magnitudo massima per una determinata zona, per cui per esempio sappiamo che sull’Appennino centrale il valore massimo è 7.0. Nel momento in cui sappiamo tutto ciò è compito del cittadino e delle amministrazioni locali rendere gli edifici più sicuri.”

L’Italia presenta un patrimonio edilizio non costruito secondo norme anti-sismiche. Che cosa si dovrebbe fare?

“È importante cercare di portare in sicurezza tutti questi edifici culturalmente molto importanti per il nostro Paese. Proprio la loro ricchezza dovrebbe spingere a fare qualcosa perché possano sopportare eventuali scosse di terremoto.”