La mappa 2023 delle emergenze umanitarie. Ecco dove il nuovo anno fa più paura

La Somalia è stata duramente colpita dalla guerra in Europa Orientale perché dipende per il 90% dalle importazioni ucraine e russe di cibo. La lista dei paesi che rischiano di più nei prossimi dodici mesi

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Photo by Mohamed Sheik Nor for Catholic Relief Services

Sos emergenze umanitarie. Somalia e Etiopia, pesantemente colpite dalla crisi, sono in cima alla lista di controllo del gruppo di aiuto per il 2023. Entrambe le nazioni del Corno d’Africa sono devastate dalla siccità e dai conflitti. Saranno i Paesi che destano maggiore preoccupazione nel 2023. Secondo la “watchlist” annuale del gruppo di aiuti International rescue committee (Irc). Il rapporto elenca 20 Paesi, 11 dei quali in Africa. Sono le nazioni che secondo il comitato sono a maggior rischio di nuove crisi o di un loro peggioramento l’anno prossimo. E che ospitano l’80% di tutte le persone che affrontano una grave insicurezza alimentare. Nonostante rappresentino solo il 13% della popolazione globale.emergenze

“Watchlist” emergenze

In cima alla lista per la prima volta c’è la Somalia. Sono gli effetti combinati di una siccità durata due anni. Di un’insurrezione islamista. E dell’aumento dei prezzi alimentari a livello globale. Tutto ciò ha provocato carenze alimentari catastrofiche. Una situazione tragica che provoca la morte di centinaia di bambini. E che è destinata a peggiorare. Il gruppo militante Al Shabaab ostacola l’accesso umanitario. Un’escalation di combattimenti tra questo gruppo e le forze governative alla fine del 2022 suggerisce che il conflitto potrebbe continuare a intensificarsi nel 2023, avverte la Cri. David Miliband, capo dell’Irc, segnala che milioni di somali sono affamati. E che i Paesi ricchi non dovrebbero aspettare una dichiarazione ufficiale di carestia per colmare il vuoto di fondi di un miliardo di dollari nell’appello delle Nazioni Unite per la Somalia.

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La regione autonoma del Tigrè, in Etiopia

Carenza di fondi

“Il sottofinanziamento dell’appello è un’ovvia dimostrazione che il mondo pensa che non sia un momento urgente. È un errore – afferma Miliband alla Reuters-. Molti Paesi ricchi sono troppo concentrati su se stessi”. E questo non è giusto né moralmente né strategicamente.  “L’insularità, lo sguardo rivolto verso l’interno di troppe parti del mondo più ricche sta provocando danni colossali. Lasciando troppe parti del mondo più povere a dover badare a se stesse in una maniera che non sono in grado di fare”, aggiunge Miliband. Ed evidenzia che la guerra in Ucraina sta aggravando il problema perché i Paesi ricchi sono concentrati su di essa. Al tempo stesso Milliband elogia gli Stati Uniti, notando che stanno fornendo il 90% degli aiuti alla Somalia. “Negli Usa la guerra russo-ucraina non viene strumentalizzata come scusa per rinunciare ad affrontare i problemi globali. Anzi l’amministrazione Biden la sta usando come motivo per essere coinvolta nell‘Africa orientale“.

Terreno da recuperare

La Somalia è stata duramente colpita dall’invasione russa dell’Ucraina. Perché dipende pericolosamente dalle importazioni di cibo. Con il 90% delle forniture di grano provenienti da Russia e Ucraina. Si stima che in Etiopia 20 milioni di persone non abbiano abbastanza da mangiare. Qui è stato firmato lo scorso mese un cessate il fuoco firmato tra il governo federale e le forze della regione del Tigray. Ciò, dopo due anni di guerra civile, ha fatto sperare in un miglioramento dell’accesso umanitario. “Ci sono stati alcuni flussi di aiuti- precisa Miliband-. Ma abbiamo un’enorme quantità di terreno da recuperare“. Gli altri Paesi classificati tra i primi 10 nella lista 2023 dell’International Rescue Committee sono Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo. Yemen, Siria, Sud Sudan. Burkina Faso, Haiti e Ucraina.emergenze

In prima linea nelle crisi

David Miliband è presidente e amministratore delegato dell‘International Rescue Committee. All’Irc supervisiona le operazioni di soccorso umanitario dell’agenzia in oltre 40 Paesi colpiti dalla guerra. E i programmi di reinsediamento e assistenza ai rifugiati in 28 città degli Stati Uniti. Sotto la guida di Miliband, l’IRC ha ampliato la sua capacità di rispondere rapidamente alle crisi umanitarie. E di soddisfare le esigenze di un numero senza precedenti di persone sradicate da conflitti, guerre e disastri. L’organizzazione sta attuando una strategia globale per portare risultati chiari. Prove solide. E ricerca sistematica nei programmi umanitari. Attraverso partnership collaborative con il settore pubblico e con quello privato. Dal 2007 al 2010, Miliband è stato il 74° Segretario di Stato per gli Affari esteri del Regno Unito. Guidando i progressi nei diritti umani. E rappresentando il Regno Unito in tutto il mondo.emergenze

Risultati record

Nel 2006, in qualità di Segretario di Stato per l’Ambiente, Miliband è stato il pioniere dei primi requisiti di riduzione delle emissioni legalmente vincolanti al mondo. È stato membro del Parlamento per South Shields dal 2001 al 2013. I suoi risultati gli hanno fatto guadagnare la reputazione, secondo l’ex presidente Usa Bill Clinton, di “uno dei più abili e creativi funzionari pubblici del nostro tempo”. E di efficace e appassionato sostenitore delle popolazioni sradicate e povere del mondo. I genitori di Miliband sono fuggiti in Gran Bretagna dall’Europa continentale durante la Seconda Guerra Mondiale. “Da figlio di rifugiati porto un impegno personale nel mio lavoro”. spiega.