Dual tasking: competizione o collaborazione?

Il paradigma del doppio compito: fondamenti psicologici, procedure e schemi comportamentali: parliamo del dual tasking

Il “paradigma del doppio compito” (altrimenti definito “dual tasking” o “teoria del doppio processo”) consiste nel valutare, se e quanto, due attività, svolte contemporaneamente, giungano a risultati maggiori rispetto alle stesse azioni eseguite singolarmente. L’indagine si sofferma sulle capacità cerebrali e sull’esame della possibile alternanza di compiti “cognitivi” e “motori”. Si parla di “competizione” nel caso in cui le due attività interferiscano fra loro e non conducano ai livelli desiderati. Questo paradigma riguarda un’importante procedura “attentiva” (con un approccio tipico della neuropsicologia e della psicologia sperimentale), per cercare di capire come si comportano le aree cerebrali in presenza di due compiti simultanei e di natura differente. Un esempio classico di compiti a confronto è quello del camminare e del parlare. Con l’aumentare dell’età, si avverte una maggiore difficoltà di gestione e di attenzione nella messa in opera delle due diverse attività contemporaneamente.

Il “quotidiano sanità”, al link https://www.quotidianosanita.it/scienza-e-farmaci/articolo.php?articolo_id=50831, il 17 maggio 2017, a firma Will Boggs, ha riportato l’esito di un importante test a livello di MCI (lieve disabilità cognitiva): “Un esame dell’andatura del paziente che, contemporaneamente, dovrebbe svolgere un altro lavoro che richiede uno sforzo mentale, sarebbe sufficiente a individuare chi deve essere sottoposto a esami più invasivi e costosi”. Si legge “La disabilità cognitiva lieve è associata a un aumento di 10 volte del rischio di progressione a demenza, ma quasi un terzo delle persone con MCI resta clinicamente stabile o torna al normale funzionamento cognitivo. […] Durante il test dell’andatura, i partecipanti erano invitati a fare altre attività come contare a ritroso da 100 a uno o nominare degli animali. All’inizio dello studio, la velocità della sola andatura era simile tra tutti i partecipanti, ma nelle persone in cui era progredita la demenza, la velocità nel test dell’andatura dual-task era significativamente inferiore, mentre era maggiore la percentuale di velocità iniziale persa, rispetto ai partecipanti in cui non c’era stata progressione della demenza. In particolare, il fatto di camminare mentre si contava a ritroso o mentre si nominavano animali erano entrambi associati a progressione, con un aumento del rischio”.

Per soggetti con difficoltà legate all’età o a lesioni traumatiche al sistema nervoso centrale, sono previsti dei trattamenti specifici di riabilitazione e di recupero, fondati su obiettivi di dual tasking. Ci sono diversi test, alcuni presenti anche nella Rete e attraverso delle specifiche App, che permettono di sviluppare, a qualsiasi età, la propria capacità di attenzione divisa. Si tratta di una vera palestra della mente per poter gestire due attività in simultanea, allenando manualità e impulsi visivi e uditivi. Il risultato finale dipende dalla capacità di elaborazione dell’intelletto e di come investe, nel caso di attenzione divisa, fra due attività; la situazione diventa più conflittuale con la presenza di compiti entrambi impegnativi e non automatici (sfruttando la medesima risorsa cerebrale). Gli esperimenti, condotti dagli studiosi, dimostrano che la prestazione di due compiti contemporanei è inferiore, in genere, alle performance delle singole attività gestite una per volta.

William James, psicologo e filosofo, affermava che “L’attenzione è l’atto per cui la mente prende possesso in forma limpida e vivace di uno fra tanti oggetti e fra diverse correnti di pensieri che si presentano come simultaneamente possibili […] uno stato che trova precisamente il suo opposto in quello stato di dispersione, confusione”. Un filtro permette di selezionare gli innumerevoli stimoli che arrivano al cervello e per ammettere solo ciò che dovrà giungere alla consapevolezza. Gli esami, sviluppati dalle neuroscienze, dimostrano come la gestione dell’attenzione sia derivante da processi attivati dall’emisfero destro del cervello.

L’attenzione automatica è istintiva, involontaria, poco dispendiosa, necessita di pochi input per essere condotta; l’attenzione selettiva, dispendiosa e ragionata, esclude alcuni stimoli da altri (in particolare quelli uditivi e sonori).

La mente elabora due tipi di processo: quello automatico (o di tipo 1, che affronta situazioni già note) e quello controllato (o di tipo 2, per problemi nuovi); il primo sistema è più semplice, meno faticoso e abitudinario, il secondo è meno veloce e richiede più attenzione. Quando l’individuo si capacita dell’aver dato eccessiva priorità a scelte automatiche basate sul sistema 1, tenderà a razionalizzare la decisione assunta e a considerarla frutto della razionalità tipica del sistema 2. Capire il carico di lavoro mentale sostenibile è fondamentale per impedire ricadute a livello attenzionale e rischi di stressanti sovraccarichi mentali. La gestione di compiti alternati è detta primaria, quella contemporanea è definita secondaria. Dal confronto dei risultati fra le due modalità, è possibile riscontrare il valore, positivo o negativo.

La psicologia studia i meccanismi decisori, di decision-making e come quest’attività sia condizionata dai cosiddetti bias, le scorciatoie di pregiudizi che stravolgono la razionalità e inducono l’individuo a fidarsi degli schemi predefiniti, diminuendo gli sforzi intellettivi. A causa della pigrizia, l’intuizione può avere la meglio sulla razionalità e stravolgere le priorità di attenzione. Uno dei paradigmi più significativi, in cui si sperimenta un’attenzione versatile, continua e alternata, è quello dello sport. I movimenti, veloci ed efficaci, si fondano su capacità risolutive e decisorie di carattere immediato, attraverso un processo mentale rapidissimo.

Chiara Cecutti, mental coach ed esperta del self-help, è l’autrice del volume dal titolo “Multitasking? No, grazie” (sottotitolo “Da perfetta tuttofare a felice imperfetta”), pubblicato da Hoepli nel febbraio 2020. Il saggio prende in considerazione la presunta maggior attitudine delle donne, rispetto agli uomini, di poter svolgere due o più attività contemporaneamente. L’autrice si chiede se, posto per vero questo assunto, lo stesso abbia ripercussioni negative sulla salute psicofisica delle donne e sulla qualità delle loro relazioni sociali. Il rischio è che tale capacità si trasformi in un’arma a doppio taglio.

La teoria del doppio processo ha riflessi sulle decisioni assunte, sulla prevalenza e sull’accordo fra i due tipi di attivazione cerebrale. Su questo importante meccanismo si fondano le scelte, anche di carattere economico, sulle spese da effettuare. La psicologia del marketing si occupa proprio di questa fase così complessa, da capire e, per gli operatori commerciali, da sfruttare e dirigere a proprio vantaggio.

Una prospettiva del paradigma è quella che concerne le modalità di esecuzione, sfrenate e schizofreniche, imposte dalla Rete e dai social. Una derivazione di tale risvolto tecnologico, impensabile per gli studiosi classici, è quella di coniugare o evitare attività manuali, motorie e cognitive in simbiosi. Realizzare un doppio processo nel guidare l’automobile e utilizzare il telefono cellulare, infatti, è un’attività purtroppo frequente nonostante il divieto e la palese pericolosità. La società impone ritmi e obiettivi sempre più veloci, compressi e impossibili, la mente risponde come può, nei limiti concessi; spesso va oltre, con i danni che ne conseguono.

Il termine inglese “task”, che significa “compito”, potrebbe indurre già, etimologicamente, al senso del dovere, di compiere qualcosa di imposto, nel senso più negativo del termine: di obbedienza. Obbedienza alle logiche del profitto, del tutto e subito, dello sfruttamento?

A proposito delle mete, sempre più inarrivabili, dell’agone sociale imposto dalla società, Papa Francesco ricorda “La sensibilità spirituale dell’età anziana è in grado di abbattere la competizione e il conflitto fra le generazioni in modo credibile e definitivo. Gli anziani con questa sensibilità sorpassano il conflitto, vanno oltre, all’unità, non al conflitto. Questa sensibilità spirituale è cosa impossibile agli uomini, ma possibile a Dio. E oggi abbiamo tanto bisogno della sensibilità dello Spirito, di anziani saggi e maturi nello Spirito che ci diano una speranza nella vita”. Il rischio competitivo è sempre dietro l’angolo, a cominciare dalle presunte particolarità genetiche che favorirebbero un genere (quello femminile) a differenza dell’altro.

Il “doppio impegno” o, ancor di più, quello multiplo del multitasking, sono frutto del mondo contemporaneo. Sviluppare attività cognitive e motorie insieme, per far in modo che, sinergicamente, una influenzi e migliori l’altra, è sicuramente positivo e opportuno. Il discorso muta quando la società e l’individuo le muovano solo in una direzione, quella del successo e dell’iperattività. Tale azione è dannosa per il singolo e possiede anche un’elevata forza disgregatrice dei rapporti sociali, esasperando concorrenza, competizione e corsa sull’altro. Tutto per superare il prossimo.