Domenico Giani: “Un grande dono servire Benedetto XVI”

L'intervista di Interris.it a Domenico Giani, già comandante della Gendarmeria Vaticana, per otto anni angelo custode di Benedetto XVI

Ho provato dolore e tristezza, ma anche la consapevolezza che è andato dove voleva. Credo che da molto tempo desiderasse tornare a Gesù, ricongiungersi ai suoi genitori, ai suoi fratelli e ai suoi amici. Benedetto XVI è stato un uomo di grande fede, un umile servo nella vigna del Signore, si è sempre affidato alla Provvidenza. Personalmente ho sperimentato la consolazione cristiana che dona la fede nel sapere da dove veniamo e dove torneremo”. A parlare è Domenico Giani, già Comandante della Gendarmeria Vaticana con tre papi: San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco. Tra i suoi interventi piu noti a difesa del Papa emerito si ricorda l’aver bloccato in tempo una cittadina italo-svizzera, Susanna Maiolo, in due attacchi separati al papa Benedetto XVI durante le Messe della Vigilia di Natale nella Basilica di San Pietro nel 2008 e, nuovamente, nel 2009.

Chi è Domenico Giani

Classe 1962, Domenico Giani è il presidente della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, un’organizzazione di oltre 100mila volontari e 700mila soci e Presidente della Fondazione Eni. E’ laureato in Pedagogia all’Università degli Studi di Siena ed in Scienze della Sicurezza Economico-Finanziaria all’Università di Roma Tor Vergata. Dal 1981 ha prestato servizio nella Guardia di Finanza e presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nei settori afferenti all’informazione e la sicurezza. Nel 1999 è stato nominato dal Santo Padre San Giovanni Paolo II vice ispettore generale del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano divenendone Comandante il 3 giugno 2006 incarico ricoperto fino al 14 ottobre 2019. E’ stato insignito di svariate onorificenze, quali ad esempio quella di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Piano conferita dal Santo Padre il 30 ottobre 2019 e quella di Cavaliere di Gran Croce all’Ordine al Merito della Repubblica Italiana conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 13 gennaio 2017.

L’intervista

Comandante, qual è stata la prima emozione quando ha saputo della morte di Benedetto XVI?

“Ho provato dolore e tristezza, con la consapevolezza che è andato dove voleva. Credo che da molto tempo desiderasse tornare a Gesù, ricongiungersi ai suoi genitori, ai suoi fratelli e ai suoi amici. Benedetto XVI è stato un uomo di grande fede, un umile servo nella vigna del Signore, si è sempre affidato alla Provvidenza. Personalmente ho sperimentato la consolazione cristiana che dona la fede nel sapere da dove veniamo e dove torneremo”.

Quando ha visto Papa Benedetto XVI l’ultima volta? Che impressione le ha fatto?

“L’ho incontrato qualche mese fa insieme alla mia famiglia. Abbiamo partecipato alla Santa Messa che lui celebrava assistito da Mons. Georg e, al termine della funzione, si è trattenuto con la mia famiglia che conosceva bene. È stato un incontro molto bello, che avrei desiderato ripetere a Natale, come avveniva sempre, ma purtroppo non è stato possibile”.

Lei è stato il suo angelo custode per tutti gli otto anni del suo pontificato, che cosa vuol dire stare accanto a un Papa come Benedetto XVI?

“È stata un’esperienza molto bella perché, il Santo Padre, anche nei momenti privati, era affettuoso e molto semplice. Era curioso, voleva sapere e si interessava. Sono stati anni molto belli, intensi ed estremamente arricchenti, anche sul piano spirituale. Nel corso di questi anni alle dipendenze della Santa Sede, con totale fedeltà al fianco di San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, da ognuno ho attinto moltissimo ed ho avuto la grazia di servire Pietro. Benedetto XVI mi ha lasciato un grande insegnamento sia durante il suo pontificato sia dopo: ha affidato totalmente la sua vita alla Provvidenza”.

Qual è stato uno dei momenti più belli che ricorda di quegli otto anni di pontificato di Benedetto XVI?

“I momenti ovviamente sono tantissimi. Ricordo ad esempio l’inizio del pontificato, quando lui tornava a casa sua in piazza della Città Leonina fuori Sant’Anna in Vaticano. Poi rammento con commozione il primo viaggio in Germania per la Giornata Mondiale della Gioventù, quello in Polonia ad Auschwitz, quello al Giordano e poi in Terra Santa ed infine altro momento commovente fu la sua visita a Ground Zero. Ricordo tutti questi momenti con grande emozione”.

In questi anni ci sono stati anche dei momenti difficili, il suo pontificato non è stato sempre compreso. Voi eravate impegnati per garantire la sua sicurezza, avete mai temuto per la sua incolumità?

“Non credo che, da quel punto di vista, nel pontificato di Benedetto XVI, ci siano stati momenti di grande preoccupazione. I suoi viaggi erano ben preparati da noi e in sinergia con le locali forze di sicurezza, nella consapevolezza che la missione del Papa è quella di incontrare la gente e essere tra la gente. A mio parere, non ci sono stati gravi problemi. Nei casi specifici, il lavoro della sicurezza, è quello di cercare di prevenire e intervenire se qualcosa accade. In Basilica, ad esempio, nonostante fosse avvenuto l’episodio della ragazza che saltò il transennamento, Benedetto XVI continuò serenamente la celebrazione della Santa Messa, come se non fosse successo nulla dimostrando grande forza interiore. Benedetto XVI viene giustamente definito il Papa gentile, il Papa buono, cordiale e puro, ma è anche stato un Papa fermo nei suoi valori e nella verità. Egli ha sempre annunciato la verità del Vangelo con grande chiarezza e fermezza, ma sempre con un tratto umano che lo distingueva, fatto di gentilezza, cordialità e dialogo.”

Db Milano 03/06/2012 – VII Incontro Mondiale delle Famiglie / foto Daniele Buffa/Image
nella foto: Papa Benedetto XVI

C’è stato un episodio sconvolgente, specialmente per un Papa come Benedetto XVI che è stato professore nonché uno dei più grandi teologi dei nostri tempi, definito dal cardinale Schönborn, un nuovo Padre della Chiesa. Eppure, questo grande professore non è potuto andare all’Università de “La Sapienza”. Lei era comandante e si parlava di problemi di sicurezza. Cos’è accaduto quel giorno? Come mai il Papa non è andato?

“Le circostanze portarono alla condivisione che era meglio evitare la visita. Il discorso del Papa venne poi letto dal prorettore durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico e trasparse ancora una volta la profondità del pensiero e la capacità di dialogo di Benedetto XVI”.

L’11 febbraio 2013 in latino il Papa pronuncia delle parole inizialmente non ben comprese da tutti, è stato un momento unico e inimmaginabile, lei sapeva qualcosa? Come ha vissuto quel momento?

“Non sapevo nulla. È stato un momento di incredulità e anche di smarrimento perché, è stato un evento epocale. Nessuno immaginava che il Santo Padre avrebbe potuto lasciare il ministero petrino affidando la Barca di Pietro alla Provvidenza divina”.

Se potesse tornare indietro nel tempo servirebbe ancora Benedetto XVI?

“Certamente sì. Servirei la Chiesa come continuo a servirla ora in qualità di presidente delle Misericordie, quindi, com’è il nostro ruolo, accanto agli invisibili, agli ultimi e al prossimo. Indubbiamente, il servizio che ho svolto per ventuno anni in Vaticano è stato per me un grande dono del Signore e non sono altro che un povero debitore nei suoi riguardi”.