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Disabilità, oggi a Milano entra in funzione la consulta “a misura di ogni persona”

O tutti o nessuno“. L’arcivescovo di Milano spiega così l’iniziativa “Comunità cristiana e disabilità“. Aggiunge monsignor Mario Delpini: “Lo scandalo non è la disabilità. Ma smentire la promessa di amore che Dio fa da ogni uomo. L’amore non è quello che accudisce in modo da creare dipendenza. Ma quello che si prende cura. Perché cresca la libertà della persona amata. Fino al compimento della sua vocazione ad amare”. La Chiesa ambrosiana ha istituito la consulta diocesana “Comunità cristiana e disabilità– O tutti o nessuno”.

L’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, prega al cospetto della Madunina – Foto © Ansa

Nelle parrocchie di Milano

L’organismo entra in funzione oggi. E avrà il compito di sollecitare le comunità cristiane. A livello parrocchiale e decanale. Per  combattere ogni forma di esclusione. Abbandonare un approccio assistenzialistico e pietistico. Maturare uno sguardo nuovo nei confronti delle persone con disabilità. Proprio per questo, nella consulta la loro voce è direttamente rappresentata. Infatti, tra i componenti ci sono Claudio Freschi. Papà di tre figli di cui una con disabilità. E tre persone con disabilità. Federica Francescutti. Barista e aiutante in cucina dell’oratorio della parrocchia Sant’Ambrogio di Cinisello Balsamo. Marco Turati. Giocatore di calcio e dirigente della società sportiva Stella azzurra, della stessa parrocchia. Livio Cattaneo. Musicista e giocatore nella società sportiva Bresso 4.

Referenti

Con loro lavoreranno professionisti con competenze diverse. E persone referenti di alcuni importanti servizi della pastorale ordinaria diocesana. Servizio per la catechesi. Scuola. Caritas Ambrosiana. Fom e Csi. Oltreché di alcune organizzazioni del terzo settore. Che hanno maturato specifiche attenzioni alla formazione spirituale dei loro utenti e ospiti. Pio Istituto dei Sordi, Lega del Filo d’Oro, Anfass.

Dignità

Sostiene suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale delle persone con disabilità della Cei: “La Chiesa italiana, dal Concilio Vaticano II ad oggi, ha favorito prima l’inserimento e l’integrazione. Poi l’inclusione delle persone con disabilità. Poiché riconosce in loro la medesima dignità di soggetti e cittadini. L’inclusione è favorita attraverso l’operosità delle nostre diocesi. Delle realtà associative. E delle Congregazioni in ambito educativo, pastorale e lavorativo”. E prosegue: Il mondo della disabilità è così ampio che è importante poter avere uno sguardo unitario. Mettendo insieme le diverse prospettive. La risposta da dare alle persone non può essere univoca. Ma diversificata a seconda dei bisogni. Parola e cura devono andare di pari passo. Non può esserci l’una senza l’altra. Occorre farlo sempre con competenza“.

Testimonianza

Don Mauro Santoro è il neo presidente della Consulta. Il sacerdote ricopre da alcuni anni l’incarico di assistente spirituale al Centro Peppino “Vismara”. Per la fondazione don Carlo Gnocchi. Sostiene don Santoro: “Con il nostro lavoro di orientamento abbiamo un obiettivo preciso. Vorremmo fare in modo che ogni persona con disabilità possa sentirsi attivamente coinvolta. E, all’interno delle comunità di appartenenza, viva il proprio cammino di fede. E di conoscenza del Vangelo. Alla cui luce offra la sua specifica testimonianza unica ed irripetibile a cui viene chiamata”.

Fragilità

Il nuovo organismo svolgerà il suo compito in modo trasversale all’interno della diocesi di Milano. Cercando di sensibilizzare ogni specifico ambito pastorale all’attenzione nei confronti di bambini. Ragazzi. Giovani. E adulti con disabilità. Con particolari fragilità presenti nelle diverse comunità. In un rapporto di dialogo con le parrocchie, le associazioni e le istituzioni civili. La Consulta si propone anche di diffondere una vera cultura d’inclusione. Che consideri le istanze e i bisogni delle persone più fragili.

Ascolto

Sottolinea monsignor Delpini: “Lo scandalo non è la disabilità ma smentire la promessa di amore che Dio fa ad ogni uomo. Dire al bambino, alla bambina: ‘Tu sarai anche grande nel regno di Dio, ma qui non puoi entrare. Perché non sai fare le scale. Questa parola non la puoi ascoltare, perché non senti. Questo libro non puoi leggerlo, perché non puoi vedere. Qui non puoi venire, perché il tuo comportamento è inaccettabile. Il tuo carattere è insopportabile. Il tuo linguaggio incomprensibile. Siamo amati con un amore che ci rende capaci di amare“.

Giacomo Galeazzi

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