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Yemen, Siria, Sahel e Haiti: le stragi degli innocenti nelle crisi dimenticate

Appello dell’Onu a non dimenticare le crisi in Yemen, Siria, Sahel e Haiti. “Manca la volontà”. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet è giunta fine del suo mandato. E rivolge un appello alla comunità internazionale. Affinché intervenga sulle “crisi dimenticate“. Come appunto quelle di Yemen, Sira, Sahel e Haiti. ”Governare è difficile. E io lo capisco essendo stata per due volte presidente del Cile – afferma Bachelet -. Ci sono sempre problemi pressanti da risolvere. Ma governare è stabilire delle priorità”. E aggiunge: ”In molti casi – ha aggiunto – manca la volontà politica di adottare le misure necessarie per affrontare una situazione. Dunque quando c’è la volontà politica si trova il modo di risolvere la crisi”.

Crisi dimenticate

Papa Francesco sollecita incessantemente i fedeli a non far scendere il silenzio sui conflitti aperti in ogni angolo del pianeta. “Abbiamo il cuore straziato per quanto accade in Ucraina- sottolinea il Pontefice-. Ma non dimentichiamo le guerre in altre parti del mondo. Come lo Yemen, la Siria, l’Etiopia. Tacciano le armi”. Il professor Luciano Bozzo insegna Relazioni Internazionali e Studi Strategici all’Università di Firenze. “Ciò che accade a migliaia di chilometri di distanza non è mai rilevante per l’Occidente- osserva lo studioso-. Papa Francesco non ha mai mancato di far sentire la sua voce“.  Nel mondo lacerato da guerre e violenze, occorre “rimboccarsi le maniche per costruire la pace”, esorta Jorge Mario Bergoglio. Il Papa ha dedicato la Giornata mondiale della pace proprio alle vittime innocenti dei conflitti. “Alle giovani madri. E ai loro bambini in fuga da guerre e carestie. O in attesa nei campi per i rifugiati”. Francesco ha invocato la pace e il perdono che “spegne il fuoco dell’odio”.

Silenzio globale

Le parole di Francesco risuonano sempre più isolate nel silenzio globale– Nella coltre di indifferenza che sistematicamente scende sulle terre di conflitto e di violenza. Su quelle che Vatican news definisce “guerre dimenticate”. Ma sulle quali, fino a pochi mesi prima, puntava l’attenzione della comunità internazionale. Cosa accade da un certo punto in poi? Cosa fa sì che di colpo si smetta di parlare di Siria o di Afghanistan? O che si continui a non parlare di Yemen, di Libia. Oppure della violenza delle organizzazioni criminali in alcune società latino americane? D’un tratto diventano “guerre dimenticate”. Ciò accade, secondo il professor Bozzo, perché l’attenzione dei media, superato il momento della crisi, si spegne. E quindi l’opinione pubblica si concentra su altre questioni. Un tragico copione che si ripete ogni qual volta scoppia un nuovo conflitto. O un conflitto si intensifica. O un conflitto (Siria o Afghanistan) pare essere giunto, per un motivo o per l’altro, a “conclusione” .

Errata rappresentazione

Prosegue lo studioso: “Ciò che è vicino, ciò che tocca direttamente, interessa ciascuno di noi. Più di quanto invece accade a migliaia di chilometri di distanza. E che spesso non ci viene rappresentato nella sua gravità”. Un atteggiamento questo che “pecca di miopia”. Poiché “il sistema internazionale in cui viviamo è profondamente integrato e interconnesso. Non ci si può disinteressare di ciò che avviene altrove. Perché potrebbe finire per avere delle conseguenze gravi e impreviste anche per noi”. A tutto questo vanno aggiunti altri aspetti dei conflitti che ormai vengono totalmente dimenticati o ignorati. E cioè i numeri sempre più alti delle vittime che non riescono neanche più ad essere raggiunte dagli aiuti umanitari. E il drammatico incremento di rifugiati e sfollati. Arrivati a oltre 80 milioni.

Possibilità d’azione

Occorre, secondo il professor Bozzo, “uno sforzo congiunto della comunità internazionale.  Una mobilitazione che però, al momento, pare niente affatto propensa e pronta ad effettuare sforzi congiunti. Anche perché poi, evidentemente, in ciascuna di queste ‘crisi dimenticate’ entrano in gioco gli interessi contrapposti. In particolare delle grandi potenze. E questo frena oggettivamente la possibilità d’azione“.

 

Giacomo Galeazzi

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