Brainstorming: l’antidoto all’errore

Una tecnica che stimola la creatività, favorisce l'inclusione ed è un antidoto nei confronti della prepotenza, dell’imposizione e del mancato rispetto dell’alterità

Il “brainstorming” (“assalto cerebrale”) è una tecnica, nata nella metà del secolo scorso, negli Usa, per stimolare, all’interno di un gruppo, la libera formulazione di diverse soluzioni a un problema. Dimostra tolleranza e apertura al confronto, alla libera espressione delle idee, in tutti i settori. Principi fondamentali sono l’assenza di censura del pensiero e la valorizzazione di ogni proposta, anche quella apparentemente più debole.

L’assalto cerebrale è una tecnica creativa di gruppo, supportata da materiale cartaceo classico o da accessori digitali, nella quale sono ammesse tutte le idee sopraggiunte ai presenti, senza scartarle a priori, anche se, inizialmente, ritenute poco pertinenti.

Le applicazioni di brainstorming sono di diverso tipo, non solo aziendali come “problem solving” ma anche di carattere didattico nelle scuole, con i fini, in entrambi i casi, di stimolare la creatività e la conseguente risoluzione dei problemi.

Non tutti, comunque, sono d’accordo sulle nuove metodologie, per giunta sostenute da campagne motivazionali e, per aver più efficacia, da ammiccanti locuzioni inglesi. Per alcuni, infatti, bisognerebbe tornare a una maggiore concretezza lavorativa e procedurale, senza nuovi credo e dogmi operativi a cui dirigenti e impiegati dovrebbero uniformarsi.

L’elemento nuovo apportato dal brainstorming sta proprio nella piena democraticità all’ingresso delle idee. Si tratta, quindi, di un approccio aperto e tollerante, che non discrimina le opinioni e i soggetti che le formulano. Al di là delle diverse posizioni, pro e contro, verso queste nuove regole di procedura (se siano più efficaci di quelle di un tempo e non soppiantabili da definizioni esterofile che copiano quanto sia già sperimentato), occorre valutare l’aspetto di apertura e rispetto per le idee del prossimo.

La terminologia inglese della tecnica, nasconde origini antiche e medievali: le disputatio della Scolastica. Nel XIII secolo, nelle università di recente istituzione, infatti, i metodi erano già molto avanzati e aperti al confronto, nonostante la nomea che, al Medioevo, sarà attribuita. In particolare, i professori, oltre alla loro personale “lectio”, introducevano anche la “disputatio”, ossia un confronto su tutti gli argomenti pro e contro una questione. Alcune di queste disputatio (quodlibetali), fuori dai programmi di studio, coinvolgevano addirittura tutta la cittadinanza.

Il termine brainstorming nasce negli anni ‘30, dall’idea di un pubblicitario statunitense, Alex Faickney Osborn che poi lo definì attraverso un volume del 1953, dal titolo “Applied Imagination”.

Il lavoro di squadra richiama un concetto caro alla psicologia della “Gestalt”: il tutto è più della somma delle singole parti. Il risultato del lavoro combinato e in team, quindi, apportando un valore aggiunto, è maggiore di quello che si avrebbe dal contributo di ogni singolo, dal suo compito individuale.

Papa Francesco ricorda La cooperazione è un miracolo, una strategia di squadra che apre un varco nel muro della folla indifferente che esclude chi è più debole”.

“Tecniche espressive per lo sviluppo di competenze trasversali. Percorsi operativi in contesti psico-educativi”, è il titolo del volume, realizzato da Maria Rosaria Mancinelli (Professoressa di Psicologia dell’orientamento) e pubblicato da Franco Angeli Editore il 3 giugno 2020. Il libro rappresenta un approfondito esame delle “competenze trasversali”, sulla loro natura e sul come svilupparle, per giungere a nuovi apprendimenti e consapevolezze.

La rivista mensile Wired, riportando i dati del Microsoft Work Trend Index 2022, al link https://www.wired.it/branded/article/microsoft-work-trend-index-2022-lavoro-ibrido/, individua le nuove strategie aziendali e del lavoro in team. Afferma “Dal lavoro ibrido non si torna più indietro […] Il 53% delle persone intervistate da Microsoft sostiene di dare la priorità alla propria salute e benessere rispetto al lavoro; in Italia la percentuale è del 54%. Un dato che ha senza dubbio contribuito a convincere quel 18% degli intervistati che ha lasciato il lavoro l’anno scorso; in Italia la percentuale è di poco inferiore, al 17%. […] I manager si sentono incastrati tra la leadership e le aspettative dei dipendenti poiché i dirigenti, secondo l’indagine, nel 50% dei casi vorrebbero ritornare a modalità operative passate; in Italia il 47%. E così il 54% dei manager (il 56% in Italia) è convinto che si rischi di tradire i desideri dei lavoratori. Dopodiché il 74% (in Italia il 71%) non ritiene di avere l’influenza o le risorse necessarie per implementare il cambiamento per il proprio team […] Il 43% dei lavoratori a distanza non si sente coinvolto nelle riunioni. Solo il 27% dei leader afferma che la propria azienda ha sviluppato un regolamento comportamentale ibrido per le riunioni capace di garantire che tutti vengano inclusi e coinvolti. […] Il tempo settimanale dedicato alle riunioni per l’utente medio dell’applicazione di comunicazione e collaborazione Teams è aumentato del 252% da marzo 2020 e il lavoro fuori orario e il lavoro nei fine settimana sono cresciuti rispettivamente del 28% e del 14%. […] Uno degli aspetti più sentiti del lavoro a distanza è l’impatto che ha avuto sulle relazioni. […] Mentre la maggior parte dei lavoratori ibridi è stata in grado di mantenere i propri legami di team (58%), solo la metà dei lavoratori da remoto afferma di avere una relazione adeguata con il proprio team diretto e persino solo il 42% ha una forte relazione con persone esterne al proprio gruppo di lavoro. Interessante il fatto che il 51% dei lavoratori attualmente in modalità ibrida punta a ottenere un’attività remota completa per il prossimo anno, mentre in Italia la percentuale è del 39%”.

Le aziende dovrebbero puntare sull’intero capitale umano a disposizione e ammettere alle decisioni più rilevanti anche le figure non di primo piano, poiché il segreto dell’idea vincente e della risoluzione migliore passa attraverso il coinvolgimento di tutti. L’innovazione, lo spunto a cui nessuno avrebbe pensato è quello che, spesso, fugge dagli schemi classici di costruzione, dalle procedure consolidate e che può fuoriuscire dagli individui più insospettabili, anche non ai livelli dirigenziali e non abituati a essere interpellati.

La procedura si contraddistingue per una prima fase di esclusiva produzione di contenuti, senza limiti e priva di valutazioni. A questa, subentra una seconda, in cui si invita a giudicare e a selezionare le ipotesi migliori. L’aspetto quantitativo, tipico della prima fase, si combina con quello qualitativo della seconda.

È possibile integrare le diverse personalità, senza conflitto e senza il rischio di deresponsabilizzazione, affinché, saldate insieme, possano costituire il volano per una nuova strategia.

Le tecniche del brainstorming trovano un’applicazione molto utile anche a scuola, permettendo nuove strategie di apprendimento e di sviluppo della creatività. Ponendo un tema specifico, gli studenti sono invitati a offrire le loro competenze e nozioni in merito, sfruttando, così, libere ed elevate associazioni di idee e di concetti.

Le sessioni scolastiche, puntando sulla libera espressione e sulla soluzione aperta, non essendoci risposte sbagliate o errate, facilitano il processo di apertura, di accettazione collettiva dei pareri e stimolano, anche nei più timidi, la formulazione di proposte senza timore di essere sbeffeggiati. Si tratta, per le sue caratteristiche intrinseche, di un ottimo antidoto nei confronti della prepotenza, dell’imposizione e del mancato rispetto dell’alterità; in sintesi, contro il bullismo.

Il brainstorming fa venir meno la paura di esprimersi, a scuola e nel lavoro e, per una società che ammette, con difficoltà, la pluralità delle idee, costituisce l’essenza del rimedio più importante contro tutte le discriminazioni: quello di non temere il fallimento.