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“Salviamo l’Amazzonia a tavola”. Sei mesi di distruzione record nella foresta-polmone del mondo

In Amazzonia sono stati distrutti 4 mila chilometri quadrati di foresta negli ultimi sei mesi. E’ il valore più alto mai registrato dal 2016. La foresta amazzonica è un patrimonio naturale inestimabile. Da cui dipende l’intera esistenza del pianeta. La temperatura elevata tutto l’anno e le piogge in grandi quantità creano condizioni uniche. Perfette per gli altissimi livelli di biodiversità. Da quella vegetale a quella animale. Danneggiare questo habitat comporta conseguenze catastrofiche per l’umanità.

Amazzonia in fiamme

In un semestre, secondo l’Agenzia di ricerca spaziale Inpe, è andata in fumo una superficie pari a tre volte Roma. La campagna AMAzzonia è promossa dalla onlus Cospe. A favore delle popolazioni della foresta in pericolo. “La disuguaglianza razziale e ambientale grava sull’Amazzonia. E colpisce i popoli indigeni. Ciò è frutto delle politiche di governo che alimentano una simile iniquità“, denuncia Adriano Karipuna. Aggiunge il leader nativo del popolo di Rondonia: “Di fronte a questi disastri chiediamo attenzione. Sollecitiamo un sostegno economico. Per riuscire a proteggere un ecosistema senza eguali. Va salvaguardato ciò che ancora rimane. Nella biodiversità della foresta amazzonica”. Eleonora Migno è la vicepresidente di Cospe. Dal 1983 l’associazione di cooperazione internazionale promuove il dialogo fra persone e popoli. Per un mondo di pace e di accoglienza. Con più diritti e democrazia. Più giustizia sociale e sostenibilità ambientale. Nel segno della parità fra uomini e donne. E della fine di ogni discriminazione.

Per la giustizia sociale

Cospe opera in 24 paesi. A fianco della società civile. E delle comunità locali impegnate per la giustizia sociale e la pace. La onlus sostiene in particolare gruppi emarginati e discriminati. Nelle loro richieste di inclusione sociale. Diritti umani. E democrazia. Per l’Amazzonia Cospe ha redatto un decalogo a salvaguardia dell’ambiente. Su alimentazione e deforestazione. L’obiettivo è sensibilizzare ed educare ad un’alimentazione più consapevole. E attenta alla salute di tutta la popolazione mondiale e del pianeta. Ecco gli obiettivi del manifesto “Io Mangio il giusto”. Curato appunto dall’organizzazione di cooperazione internazionale. E dedicato all’impatto dell’alimentazione sull’ambiente. E in particolare, sulla devastazione in corso in Amazzonia.

Punto di non ritorno

“Cambiare i nostri stili di vita a tavola non è più solo possibile, è necessario- evidenzia Eleonora Migno-. Anche perché il 90% delle terre deforestate nelle aree tropicali diventano pascoli e piantagioni di soia. Per garantire carne ai consumatori cinesi, europei, nordamericani. E assicurare super-profitti a tutti gli attori di questa economia predatoriaIn Amazzonia, nella prima metà del 2022, sono stati perduti in questo modo 3.988 chilometri quadrati di foresta. La foresta pluviale più grande del mondo sta andando così verso il punto di non ritorno. Un disastro ecologico che ne farà una savana,

Corsa contro il tempo
Avverte Migno: “Non c’è più tempo. Tutti siamo chiamati a fare qualcosa. E a dare il nostro contributo. Anche con le scelte alimentari che compiamo”. La raccolta fondi AMAzzonia, dunque, accende i riflettori. Sulle minacce alle quali è esposta la foresta pluviale. Richiamando a sostenere le azioni delle comunità che la abitano e la custodiscono. L’associazione di cooperazione internazionale Cospe è, infatti, da anni attiva nel bacino amazzonico. Attraverso progetti di tutela ecologica. Gestione sostenibile del territorio. Difesa dei diritti. Promozione del ruolo della donna e delle minoranze. Dal Brasile alla Colombia. Passando per Ecuador e Bolivia. Aggiuge Adriano Karipuna: “Stiamo proteggendo 153 mila ettari di foresta amazzonica. Ciò serve e servirà all’intera popolazione del Brasile e del mondo. Recentemente la foresta ha subito un altro attacco da parte di invasori. Taglialegna illegali. Garimpeiros. Incendi a raffica. La distruzione della nostra foresta prosegue senza sosta. Molte specie di animali stanno scomparendo. Pesci e uccelli estinti a causa di questa distruzione. Popolazioni indigene isolate rischiano di essere sterminate.

Biodiversità in pericolo

Claudio Vanni è il responsabile relazioni esterne Unicoop Firenze. Spiega: “Siamo impegnati in questa battaglia. Per difendere l’Amazzonia e i popoli indigeni. Vogliamo coinvolgere in maniera concreta i nostri soci e clienti su un tema. Quello dell’ambiente. Ciò riguarda il futuro di ciascuno di noi. Come dimostrano gli effetti del cambiamento climatico. Anche nel nostro Paese”. Sara Biagi è la vicepresidente della fondazione “Il Cuore si scioglie”. ha concluso: “Intendiamo contribuire alla sopravvivenza del popolo Karipuna. Lo faremo attraverso un progetto sociale su quel territorio. Affermando con forza il loro diritto come comunità. Affinché possano vive in pace. E in armonia con la natura». Adriano Karipuna è proprio la figura simbolo della resistenza dei popoli indigeni dell’Amazzonia.
Giacomo Galeazzi

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